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Il Cavaliere: «I giudici ci preparano la guerra»

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Mastica amaro il presidente del Consiglio. Soprattutto dopo l'incontro con il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Non ci sono state divergenze, ha giurato sabato. Vero, ma il faccia a faccia di venerdì non è andato nel migliore dei modi. Basta guardare alle nomine per la Corte Costituzionale. Berlusconi non ha voce in capitolo nelle scelte (in questo caso tre) che spettano al Quirinale, ma per cortesia istituzionale erano stati fatti vari nomi al premier. Tra cui due dichiaratamente di parte. Due donne. Di partito. Come Rosa Russo Iervolino (Margherita) e Anna Finocchiaro (Ds). Palazzo Chigi ha fatto sapere che non gradiva e al Colle Berlusconi e Letta si sono trovati un'altra terna. E nei tre nomi, il Cavaliere ha rincontrato una sua vecchia conoscenza: Sabino Cassese. Quando Berlusconi sente quel nome, torna con la mente subito al 22 maggio di venti anni fa. Quel giorno Cassese scrisse un articolo con il quale definiva perfettamente legittima la posizione dell'Iri che poteva non seguire le circolari del governo in materia di privatizzazioni. In pratica, era la copertura giuridica a Romano Prodi che stava vendendo a trattativa privata la Sme a Carlo De Benedetti. L'allora patron di Fininvest era nella cordata opposta. Ma quell'articolo di Cassese fu alla base anche delle successive sentenze avverse al Cavaliere. Da vent'anni i due sono su barricate opposte e quello che viene considerato il più importante costituzionalista non ha mai rinunciato a «castigare» Berlusconi. Adesso, il premier teme che Cassese non veda l'ora di arrivare alla Corte Costituzionale per bocciargli qualunque provvedimento. Basta rileggersi qualche editoriale scritto sul Corriere della sera dal professore tanto amico di Ciampi e Prodi (via Roberto Zaccaria) per rendersi conto come non abbia mai approvato nemmeno una legge di questo governo. Ecco perché i fedelissimi del capo del governo sono convinti che la strada della legge elettorale sarà in salita. «Al Senato andrà tutto liscio - ha spiegato Berlusconi. Ma ci sono pressioni, anche pesanti, sul Quirinale. E anche se passasse al Colle, perché è davvero difficile trovare il modo di bocciare questa legge, i problemi arriverebbero alla Consulta, che si sta via via politicizzando». Ma il Cavaliere teme un'offensiva prossima della magistratura in generale. Le prime avvisaglie si sono viste dalle recenti posizioni dell'Anm guidata da Patrono. Per non parlare del Csm che è intervenuto addirittura nel dibattito su una legge in discussione in Parlamento: quasi fosse un partito politico. «Ormai Rognoni non è più il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura - ragiona un consigliere del premier -. Ma opera come il capo di una corrente politica interna a Palazzo dei Marescialli. C'è chi indossa la toga che non si considera più un potere terzo, ma un potere secondo: contro Berlusconi». Poi c'è il capitolo procure. E quella non è più una sorpresa. Chi frequenta il Cavaliere sa che non si stupisce più di nulla: «La fantasia di certi pm non ha limiti», gli ha sentito dire. Dai pubblici ministeri può arrivare qualunque missile. D'altro canto, da quando Berlusconi è sceso in politica le toghe non hanno mai mancato di far sentire la loro voce almeno in campagna elettorale. Magari al momento giusto.

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