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Avanti con il proporzionale ma stop alla Cirielli

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Il Capo dello Stato ha ancora riserve sulla legge elettorale ma non veti. Chiede la modifica alla recidiva

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Avanti tutta, invece, con la riforma elettorale, sulla quale il Quirinale manterrebbe ancora qualche riserva, ma non altrettanto drastica. Queste le decisioni che Silvio Berlusconi ha comunicato ai suoi collaboratori dopo il faccia a faccia di due ore al Quirinale, ieri mattina con Carlo Azeglio Ciampi, e l'incontro con Pier Ferdinando Casini, nel pomeriggio a Montecitorio. Sembra archiviato anche il progetto di modificare la legge sulla par condicio: alle note riserve del Quirinale si sarebbe aggiunta la conferma del no già espresso a tutte lettere da Casini. Nei giorni scorsi Berlusconi aveva affrontato più volte il tema con Casini pensando di riuscire a convincerlo, ma ora di fronte alle riserve del Quirinale si sarebbe arreso. La par condicio viene quindi accantonata. Di fronte alle obiezioni dell'Udc e ai segnali che continuano a segnalare il rischio di una mancata promulgazione della riforma elettorale e della ex Cirielli, il premier ha voluto incontrare il capo dello Stato per sapere cosa c'è di concreto in queste voci insistenti. È salito al Quirinale con la speranza di farsi dire cosa si dovrebbe cambiare nell'una e nell'altra legge. Quando ha esposto il problema a Ciampi, nello Studio alla Vetrata, c'erano anche Gianni Letta e Gaetano Gifuni, che tengono aperto da cinque anni un telefono rosso fra Palazzo Chigi e Quirinale: un canale che più volte si è rivelato utile, ma che stavolta non è stato risolutivo. Un mese fa, infatti, il canale aveva individuato tre pecche della legge elettorale (indicazione del premier sulla scheda elettorale, garanzie per le minoranze linguistiche, premio di maggioranza al Senato) e la Camera aveva corretto i primi due punti, ma - a quanto sembra - non bene il terzo (Senato). Il colloquio di ieri lo avrebbe confermato. Ma Ciampi non avrebbe indicato la soluzione tecnica. Che fare? Le obiezioni del Colle, secondo le valutazioni della maggioranza, non sarebbero tali da giustificare un rinvio alle Camere. Quindi, se non arriveranno autorevoli suggerimenti, la CdL andrà avanti confermando il testo della Camera, accettando il rischio di ricevere il cartellino rosso di una mancata promulgazione: sfogliando il calendario dei lavori parlamentari con Casini, Berlusconi avrebbe calcolato che ci sarebbe il tempo per approvare nuovamente la legge prima della fine della legislatura (magari rinunciando ad anticipare il voto ad aprile, come chiesto da Ciampi). Cosa ne pensi il Quirinale non è dato sapere: ieri sono rimasti chiusi anche i canali che di solito fanno filtrare umori e orientamenti del presidente. Come altre volte, probabilmente si faranno sentire solo se avvertiranno la necessità di correggere e ricalibrare versioni troppo interessate del colloquio odierno al Quirinale. Una versione, ad esempio, descrive l'atteggiamento di Ciampi sul proporzionale come una sorta di appeasement e fa apparire lo stop sulla Cirielli quasi come un prezzo da pagare in cambio. Inutile dire che queste versioni irritano il Colle. Sul potere di rinvio previsto dalla Costituzione, Ciampi non tollera interferenze nè critiche fuori misura. E lo disse a chiare lettere lo scorso febbraio, quando Berlusconi lo invitò a non ascoltare le sirene della sinistra.

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