Luttazzi a Scalfari: sei un censore
«Eugenio Scalfari dedica la sua omelia domenicale al dibattito sulla satira. Scalfari esalta la satira e la sua autonomia, il suo essere contro il potere, e suffraga l'argomento coi riferimenti prediletti al Rinascimento e all'Illuminismo - scrive Luttazzi - ma quindici anni fa, lo stesso Scalfari cancellò il grandissimo Riccardo Mannelli dall'inserto satirico di Repubblica (Satyricon) dopo che Mannelli aveva disegnato una tavola su Craxi dal titolo: "Donne di Milano, preparate i ganci." Motivo dell'epurazione scalfariana: "La satira non deve superare i limiti del buon gusto". All'epoca ricordai, in difesa di Mannelli, il famoso pamphlet di Swift, che per risolvere il problema della povertà suggeriva di mangiarsi i bambini. Non proprio un esempio di buon gusto; ma adesso Scalfari se ne serve come esempio, pur "macabro", della "pienezza della satira d'autore"». Insomma, anche Scalfari è un epuratore di satira e continua: «Il 29 marzo del 2001, in seguito alle polemiche per la mia intervista a Marco Travaglio, Scalfari scriveva nella sua rubrica sull'Espresso ("Sii più saggio, Satyricon"). E poi " (…) L'intervista di Luttazzi era legittima, ma sommamente inopportuna (…) in campagna elettorale, specie da parte di una televisione che svolge un servizio pubblico. Perciò lo ripeto: trasmissione legittima ma inopportuna, specie in assenza di contraddittorio"». Dopo questa seconda «censura» ecco però quello che scrive Scalfari adesso ribaltando apparentemente il suo punto di vista: «Si è invocata una satira che satireggi allo stesso tempo gli uni e gli altri, che sia equidistante o terzista che dir si voglia. E' curioso che anche menti coltivate non si rendano conto, quando affermano e reclamano quest'equidistanza, di dire una sciocchezza. La satira è contro il Potere, o non è. (...) E' sempre stato così: il Potere da un lato, la cultura, la satira, il giornalismo dall'altro». E Luttazzi di questa incoerenza gode, molto, e dice: «Aspettavo questo momento da allora».