LA CDL ripristina nella sua interezza il Fondo per la famiglia, dopo il taglio da 1.

L'accordo sul tema centrale della famiglia permette alla maggioranza di affrontare con più serenità gli altri temi minori lasciati in sospeso, cioè gli emendamenti accantonati finora, che entro oggi pomeriggio saranno votati tutti dalla commissione Bilancio del Senato. All'ora di pranzo si è tenuto a Palazzo Chigi il vertice della Cdl, con il premier, Gianfranco FIni, Roberto Calderoli, Giulio Tremonti, Cesa, il repubblicano Francesco Nucara e il socialista Stefano Caldoro. La presenza di Berlusconi non era prevista, perché il premier aveva delegato la materia della finanziaria al ministro Tremonti. Ma gli alleati hanno insistito sulla sua presenza, per chiarire che quello da affrontare era un tema politico e non tecnico, secondo l'impostazione tenuta finora dal titolare dell'Economia. L'intesa è stata raggiunta abbastanza facilmente. Cesa ha ricordato che la cifra di 1.140 milioni era stata concordata unitariamente al Consiglio dei ministri del 29 settembre, oltretutto riducendo la cifra inizialmente stabilita di 1.400 milioni. Una ulteriore decurtazione era inaccettabile e poneva un «problema politico serio di affidabilità tra alleati». Oltretutto la decisione del taglio è stata presa la scorsa settimana proprio durante l'interregno tra la segreteria di Follini e quella di Cesa. Fatto di per sè «sgradevole». A questo punto il ministro Roberto Calderoli ha preso carta e penna e si è messo a scrivere le misure su cui c'era accordo, e i relativi importi. Sono stati esclusi il bonus libri, sostenuto da Tremonti e Berlusconi, e l'assegno ai pensionati al minimo, voluto da Fini, perché entrambi ritenute misure più di assistenza che di sostegno alle politiche familiari. Ed ecco che sul foglio di Calderoli è arrivata la cifra di 1.140 milioni, su cui tutti hanno dato l'ok. Le misure saranno dunque un bonus bebè di 1.000 euro per i secondi nati nel 2005, e per tutti i nuovi nati nel 2006, con una spesa complessiva di 750 milioni circa; altri 100 milioni andranno alle famiglie con un bambino disabile; 100 milioni serviranno per favorire l'acquisto della casa da parte delle giovani coppie; alle famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie saranno destinati 150 milioni, e gli ultimi 50 andranno agli asili e le scuole materne. Berlusconi, che era intervenuto solo un paio di volte, a questo punto ha fatto una battuta a Cesa: «Hai detto che io non sono più il monarca; è vero, ho fatto solo il notaio». In realtà la seconda decisione del vertice ratifica il ruolo di leadership del premier. Infatti i 500 milioni che Tremonti ha rastrellato nelle pieghe del Bilancio, anzichè essere affidati ai gruppi parlamentari di Camera e Senato, come di solito avviene nelle Finanziarie, vengono affidati per la metà proprio a Berlusconi per le trattative con gli Enti locali o per altre istanze che egli riterrà rilevanti. Altri 50 milioni andranno invece al ripristino del Fondo unico per lo spettacolo, che era stato tagliato di 140 milioni. E questo su esplicito invito di Cesa, di Fini e di Nucara. A questo punto Cesa ha assicurato Berlusconi e gli alleati che l'Udc ritirerà gli emendamenti a loro indigenti: aumento delle tassazioni sulle rendite finanziarie e sulle plusvalenze da speculazione immobiliare, Alta commissione di controllo sui conti pubblici. «Se tutti si fanno carico delle esigenze degli altri alleati, come è avvenuto oggi - ha detto Cesa - anche noi facciamo altrettanto». Nel pomeriggio la commissione Bilancio del Senato ha ripreso le votazioni sui 300 emendamenti accantonati, e per domani pomeriggio dovrebbe approvare la Finanziaria che approderebbe dunque lunedì pomeriggio nell'aula del Senato. Qui arriverà mercoledì l'emendamento del governo con tutte le misure per la famiglia.