Cofferati, dalle polemiche al pacco-bomba
Una busta esplosiva spedita da Milano al suo ufficio in Comune. La segretaria si è insospettita
Anche al sindaco di Bologna, primo attentato mai compiuto nella storia a Palazzo D'Accursio, mani anarco-insurrezionaliste hanno spedito in municipio un pacco-bomba, pressoché identico a quello che il 27 dicembre 2003 si incendiò, senza far danni, tra le mani della signora Flavia, la moglie dell'allora presidente della Ue, nella sua casa di via Gerusalemme. Anche in questo c'è una similitudine: mercoledì una telefonata anonima a Genova annunciava la presenza di un'autobomba sotto casa della fidanzata del sindaco di Bologna. Falso allarme, rabbia vera. Il prefetto di Bologna, Vincenzo Grimaldi, appena terminato il comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico ha spiegato che il plico spedito al sindaco di Bologna avrebbe potuto causare «serie lesioni alla persona che lo avesse maneggiato». La busta gialla che sembra sia stata spedita da Milano è stata aperta da una segretaria del primo cittadino cui era indirizzata e che si è accorta che qualcosa non andava. dentro c'era una videocassetta e dei fili elettrici. La segretaria ha allora chiamato i carabinieri e gli artificeri l'hanno portata fuori e fatta brillare nel cortile del palazzo. Ma ieri un'altra bomba è stata annunciata dalla «Cooperativa artigiana fuochi e affini-Fai», tramite lettera a La Repubblica, e fatta ritrovare nella cabina del gas all'interno delle ex serre del Palazzo Ducale di Parma, a pochi metri dalla sede dell'Authority europea alimentare e dal comando dei carabinieri, a due passi dal Ris, i maghi delle investigazioni scientifiche dell'Arma, che vengono anche presi in giro dai terroristi. Bombe che fanno male, perché incendiano un clima che almeno a Bologna è già surriscaldato, dopo le polemiche seguite agli sgomberi di baraccopoli, alla campagna contro i racket dei lavavetri, alla battaglia cofferatiana sulla legalità. Bombe che però fanno reagire. Come allora si scatenò una gara di solidarietà a Prodi, ieri attorno al «sindaco-sceriffo», come gli oppositori dell'estrema sinistra lo chiamano per rinfacciargli la politica di ordine e rispetto della legge, si stringono forti gli affetti e la vicinanza morale di tutti, dal presidente Ciampi in giù, e anche dai centri sociali, che pur mantengono lontananze politiche. Due ordigni insomma rilanciano una strategia della tensione, come dice la coordinatrice di Forza Italia, Isabella Bertolini, che in questo caso è più che solidale con l'ex leader della Cgil. La lettera, che la Coop fuochista ha scritto a La Repubblica e alla Gazzetta di Parma, indicava gli obiettivi: «Due ordigni all'interno del Parco ducale a meno di 50 metri sede Ris di Parma. Un primo ordigno dinamite più bulloni all'interno di armadio metallico contatore gas ex serra in prossimità sede Ris. Secondo ordigno dinamite in caffettiera all'interno di sacco nero in cespuglio vicino al muro di cinta a pochi metri dal primo. Bologna ondata buste esplosive in arrivo. Con le buste esplosive apriamo la seconda fase della campagna parchi puliti contro le espulsioni in accordo camp iniziata dalla Narodnaja-Fai. I gendarmi in camice bianco hanno censurato o non sono stati in grado di riconoscere, nonostante la tecnologia che vantano, gli ordigni a loro diretti. Buona caccia. Questo è solo l'inizio. Libertà per gli anarchici detenuti in Spagna, Germania, Grecia e Italia. Distruggere i Cpt». Chi rinchiude insomma, ma anche i politici che inseguono la legalità. Ma Cofferati non ha paura: «Continuo a fare il mio lavoro, cos'altro dovrei fare: smettere?», ha detto ai cronisti prima di entrare nel Comitato per l'ordine e la sicurezza convocato in Prefettura per fare il punto, fino a tarda sera. Senza farsi intimorire.