Nell'odg sulla legalità nessun tema concreto Gli assessori hanno una settimana per votarlo
Forse da ieri Cofferati torna ad essere semplicemente il sindaco di Bologna. Infatti sembra proprio che l'ex segretario della Cgil abbia capito che per combattere la sua battaglia per la legalità l'unica via possibile è quella della mediazione, e che se pure dovrà rinunciare a qualche riflettore almeno così non rischia di irritare troppo Prodi da una parte e Bertinotti dall'altra. I due infatti non hanno alcuna intenzione di giocarsi il futuro per Bologna, anche se è la città dell'aspirante premier, anche se è la città simbolo della sinistra italiana. «Prima delle elezioni qui non si rompe niente» dice un consigliere di An per dire che il regolamento interno alla maggioranza non vedrà grandi colpi di scena. Infatti quello che doveva essere il giorno dello scontro, il giorno di Cofferati combattente, è sembrato più che altro il giorno in cui il sindaco ha smesso il suo costume da giustiziere per indossare quello del mediatore. Cofferati d'ora in poi dovrà imparare a calibrare la sua voglia di protagonismo con la capacità di mediare. Dovrà andare a lezione da Veltroni se vuole governare la città senza rompere con la sua maggioranza. Certo, la strada è lunga e intanto piovono critiche da destra e da sinistra. Nel pomeriggio di ieri Cofferati ha presentato alla stampa («parla direttamente a voi» hanno criticato i consiglieri dell'opposizione) un documento di tre pagine che è tutto e niente sulla legalità e la solidarietà. La giunta avrà una settimana per studiarlo, poi lo voterà e in seguito passerà al consiglio comunale in forma di ordine del giorno. Nel documento il sindaco ha ribadito la sua linea di difesa delle legge e dell'ordine perché «l'illegalità qualunque sia la ragione che la determina, non può trovare giustificazione», ma per dare qualcosa anche alla sua sinistra chiede la modifica della legge Bossi-Fini che non permette di «contrastare con efficacia il lavoro nero e clandestino». In effetti il documento solletica gli umori di tanti perché «le politiche di accoglienza non devono essere attivate indistintamente, ma assicurate alle persone che ne hanno diritto, ai minori e ai più deboli e a chi accetta di entrare nei percorsi di regolarizzazione». Insomma solidarietà solo a chi si comporta bene. Ma alla minoranza in consiglio comunale queste sembrano solo parole. An ieri ha presentato le prove fotografiche del Lungo Reno in cui proprio si vede che le baracche dei rumeni non sono per niente sparite e che anzi sono aumentate. Per Maria Cristina Marri, consigliere della lista civica che sosteneva l'ex sindaco Guazzaloca, quello di Cofferati «è un dibattito massmediale dai contenuti nulli. Le aspettative dei cittadini sulla legalità sono vere e importanti ma invece questa è solo una storia mediatica». E chiede al sindaco che critica i Centri di accoglienza temporanea: «Dove li vuole mandare Cofferati i rumeni del Lungo Reno? Li porta nel salotto di casa sua?». Ma anche a sinistra il documento di Cofferati non piace per niente. E se pure nessuno vuole rompere le critiche non lo risparmiano. Da Roma Bertinotti ha dato il suo sostegno ai dirigenti locali del partito che hanno diffuso un comunicato molto critico. Il capogruppo di Rifondazione al Comune Roberto Sconciaforni è duro: «Non si può mettere sullo stesso piano, come fa Cofferati, chi compie atti criminali e chi invece per necessità occupa spazi abbandonati o case». E il consigliere Monteventi, eletto da indipendente nella lista di Rifondazione e autosospesosi dalla maggioranza, rincara la dose: «Il documento è pieno di falsità, non si intravede neppure la strada per risolvere i problemi degli immigrati e della città». Forse è il motivo per cui a destra a qualcuno piace. E infatti dal gruppo consiliare della Lega nord è partita una lettera al sindaco che con ironia gli conferisce la tessera di aspirante leghista meritevole per la «Conversione ai valori della legalità finalizzati alla tutela del diritto alla sicurezza dei cittadini». Il documento avrà il suo iter ma forse il vero banco di prova sarà la presen