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Il premier «Non vendo

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Mediaset»

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Lo conferma lo stesso presidente del Consiglio a Bruno Vespa per il suo libro «Vincitori e vinti. Le stagioni dell'odio dalle leggi razziali a Prodi e Berlusconi». «No, questo problema non è più tornato all'ordine del giorno - dice il Cavaliere - per la particolare affezione manifestata dai miei figli nei confronti di Mediaset, dove lavorano con grande capacità e successo. La loro precisa volontà è anzi quella di consolidare quel che il loro padre ha costruito. E lo stanno facendo molto bene». A proposito di Murdoch, chiede Vespa, avete fatto la pace dopo la colazione dell'11 ottobre? «Ma lei dà ancora retta ai giornali? Non abbiamo fatto la pace perchè non c'è mai stata una guerra. Rupert è un mio amico tra i più cari». Avete venduto - è la domanda - circa il 17% della vostra partecipazione, scendendo a un terzo del capitale totale. Scenderete ulteriormente? «No. Siamo arrivati a una posizione che ci ha consentito di liberare risorse e di mantenere al tempo stesso la guida del gruppo televisivo». Se dovesse consigliare ai suoi figli una strada di sviluppo da seguire, dove la individuerebbe? «Nelle nuove tecnologie. La telefonia è connessa per molti versi agli attuali interessi del gruppo. I telefonini diffondono ormai programmi televisivi». E il presidente di Mediaset lancia un messaggio alla sinistra. Fedele Confalonieri sostiene che «la sinistra, se vincerà le elezioni, dovrebbe rispettare Mediaset. Ci vuole poco per distruggere le aziende». Confalonieri sottolinea che «Mediaset è un'impresa di mercato, pienamente scalabile: uno ci mette i soldi e già oggi può comprarci. Chi parla di Mediaset come del braccio armato di Berlusconi dice delle sciocchezze: il 50% del nostro capitale è in mano a investitori esteri che guardano bilanci e strategie. Stop. Il resto è propaganda».

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