Udc, la svolta di Cesa inizia dalla Giustizia
E per capirlo bisogna fare un piccolo passo indietro di sedici anni: tornare al 2 novembre 1989, quando alle elezioni comunali di Roma «tal» Cesa si piazza sesto con oltre 26mila preferenze (Mario Baccini si ferma a quasi la metà). Sino a quel momento le cronache si sono occupate di lui solo in un'occasione: quando viene spedito l'anno prima a Palermo come garante per il tesseramento visto che l'aria in Sicilia s'è fatta pesante. Ecco Cesa: un uomo di poche parole e tanti voti. Com'era il padre Luigi, per trent'anni sindaco di Arcinazzo Romano, uno dei primi cittadini più longevi d'Italia, morto a quasi novant'anni nel marzo del 2004. E dal padre eredita proprio la capacità di apparire poco e incassare molto. Alle successive europee, senza un'apparizione in un tg, senza rilasciare una dichiarazione a un giornale, con appena qualche manifesto, Cesa porta a casa 103mila voti nella circoscrizione sud; il secondo, Aldo Patricello, è lontano 35mila preferenze. Il suo diretto concorrente, l'allora braccio destro di Buttiglione, Gianpiero Catone, con il quale aveva ingaggiato una dura battaglia, si ferma sotto quota cinquantamila. E questo è Cesa. Poche parole, molti voti. È salito agli onori delle cronache soltanto un'altra volta, quando il 6 marzo 1993 la procura di Roma emette un ordine di custodia cautelare accusandolo di aver intascato una tangente del quattro per cento su un appalto di 600 milioni. Cesa non si trova, è latitante per due giorni, si consegna ai magistrati e va in carcere. In realtà, quei soldi non erano dstinati a lui ma al suo capocorrente, Gianni Prandini. Lo stesso di Casini. Verrà condannato. Ma la condanna sarà annullata dalla corte d'appello di Roma perché il pm aveva svolto funzioni di gup. E forse anche per questo che il neosegretario dell'Udc è particolarmente attento alle questioni della Giustizia. Non a caso è stato, nella sua prima uscita, netto nel rifiuto della modifica alla par condicio ma più sfumato sulla ex Cirielli. Tanto che ieri ha spiegato che convocherà per la prossima settimana un incontro con i gruppi parlamentari e poi subito la direzione e il partito deciderà «collegialmente». Insomma, una linea più leggera sul secco stop alla nuova legge sugli spot. E anche una linea più soft anche al fiero veto imposto alla legge sulla recidiva (chiamata dal'opposizione «salva Previti»), sottolineando che ha un «contenuto importante»; ma «per quanto riguarda l'applicazione - aggiunge il nuovo leader dell'Udc - ho qualche perplessità e vorrei valutare attentamente che impatto ha sul passato. Questo è lo snodo, ma ci sarà una discussione leale all'interno dell'Udc e assumeremo una decisione». Proprio la sensibilità per le questioni della giustizia e per eventuali conflitti di interessi ha spinto Cesa a lasciare (alla moglie) la Global Media srl una società di comunicazione ed eventi che ha tra i suoi clienti Enel e Wind, Telecom, Alitalia, Poste e il gruppo Lottomatica presieduto dall'udc Staderini. Ha lavorato anche con il ministero delle Infrastrutture, dove il viceministro è l'udc Tassone e con quello dei Beni Culturali dove il ministro è l'udc Buttiglione. L'elezione di Cesa finirà anche per aprire un conflitto romano nel partito. Il neosegretario finirà per togliere spazio proprio a Mario Baccini, e non a caso il ministro della Funzione Pubblica sognava quella poltrona. E il primo atto s'è visto ieri, quando il capo della segreteria politica Armando Dionisi ha fatto platealmente armi e bagagli e chiassosamente ha annunciato che si è aperta una fase nuova. Quasi una dichiarazione di guerra decisa due giorni prima in una riunione dei bacciniani durata sino a notte. Un avvertimento. Il primo.