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Rockpolitik, Benigni oscura Santoro

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Il comico toscano vola oltre i 15 milioni di ascolti. La punta massima durante lo spogliarello

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A questo punto il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta lo hanno rassicurato circa il contenuto dello show. «Molto più divertente della prima puntata, con un Benigni in gran forma. Quella sua sì che è satira vera», ha detto Landolfi entusiasta. Molto più negativo il ministro Roberto Castelli che si è infuriato per il Maxi-blob politico costruito dagli autori del Molleggiato. «Ma quale divertimento? - ha detto - Ci hanno deriso, noi delle Lega, mandando in onda un filmato di Gianfranco Fini che ci accusava di incoerenza, perché avevamo detto "mai con i fascisti"...». Insomma, fa ancora discutere il Palazzo la seconda puntata di Rockpolitik, che però ha decretato il declino dell'astro Santoro, battuto,m anzi sbaragliato dal comico surreale Benigni. Insomma, per dirla con Celentano, Santoro ormai è «lento», mentre Benigni è decisamente «rock». Così come l'invettiva politica faziosa e fine a sé stessa è «lenta» e dejavù, mentre la satira politica graffiante ma di stile, sottile ma mai volgare è «rock» e mai tramonterà. A stabilirlo questa volta però non è Adriano Celentano ma l'Auditel. Giovedì scorso Rockpolitik era stato visto in media da 11.649.000 spettatori, con uno share del 47,19 per cento. E aveva toccato la punta audience di 14.977.000 spettatori proprio durante il ritorno trionfale di «Michele chi?». L'altra sera invece hanno assistito in media al programma 12.544.000 spettatori con uno share del 49,42 per cento. E la punta di audience è stata alle 22.49 durante lo spogliarello di Benigni, che ha incollato al televisore 15.625.000 spettatori. Il toscanaccio è stato sul palco per ben 43 minuti, con una media audience di 14.414.000 spettatori e una media share del 54,63 per cento. Insomma, Benigni batte Santoro nettamente. Esaltato dagli ascolti Benigni ha subito annunciato che d'ora in poi girerà «con un vestitino rosso anche per strada». E con il Benigni-show si smussano un poco anche le polemiche politiche: a sinistra come a destra, si plaude alla satira del «toscanaccio», con qualche remora però da parte di Forza Italia. Positivo il commento del direttore Del Noce. Convinto però che «Raiuno in questo momento è talmente forte che Rockpolitik è un po' solo la ciliegina sulla torta». Del Noce ribadisce il distacco da Celentano e plaude invece al premio Oscar: «Ho visto un Benigni eccezionale: quella è satira». Di parere opposto il consigliere Sandro Curzi: «C'è solo da incoraggiare Celentano e i suoi collaboratori a continuare sulla strada intrapresa». Anche Carlo Rognoni parla di «spettacolo di altissimo livello» e Nino Rizzo Nervo di «straordinario risultato e di straordinaria bocciatura nei confronti di chi dentro l'azienda aveva remato contro Celentano». Per il leader di Rifondazione Bertinotti invece «la politica dovrebbe non commentare, perché i programmi si fanno e si vedono e basta». Dalle parti di Forza Italia però i giudizi sono più duri. Elisabetta Gardini parla di vicenda che «sta andando oltre i limiti del grottesco». Un pò più morbido Giorgio Lainati: «Ieri abbiamo assistito a una satira politica certamente più apprezzabile», ma «purtroppo non sono mancati episodi intrisi di parzialità e unilateralità». Trova «scandaloso mostrare la Cdl come fosse il male Guido Crosetto di Fi, che propone allora alla Rai di fare un programma con i no global e Casarini. Eppure c'è chi, come lo spin doctor Marco Marturano, di Game Managers & Partners, è convinto che Rockpolitik sia una delle più riuscite operazioni di comunicazione politica ad opera del centrodestra negli ultimi mesi. Giu.Cer.

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