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Ciampi: l'economia cresce ma non in Italia

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«Mi riprometto - annuncia il capo dello Stato - di fare qualche ulteriore riflessione su questo tema complesso e particolarmente impegnativo». E intanto offre il punto di approdo delle sue riflessioni, basate su recenti studi di autorevoli ricercatori che hanno esaminato in particolare i problemi e le risposte di Biella alla cosiddetta sfida cinese, ovvero «alla sempre crescente apertura degli scambi commerciali su scala globale». Problema, sottolinea, che non riguarda solo il tessile. Si tratta di scoprire, innanzi tutto, «le cause della perdita relativa di competitività dell'economia italiana rispetto a Paesi simili al nostro» e poi trasformare la fase attuale «in una occasione di sviluppo». Biella, aggiunge il presidente, indica la strada. Quale? Per prima cosa, occorre mettere a frutto l'insegnamento del passato, ricordare la lezione, sempre attuale, di grandi uomini, come Quintino Sella, biellese, ministro del Tesoro dell'Italia unificata che affrontò «il compito non facile di porre su solide basi la finanza pubblica e stimolare nel contempo lo sviluppo delle attività produttive». Immaginando le obiezioni, Ciampi aggiunge: «Questi possono apparire, ma non sono, ricordi occasionali di un passato lontano». Insomma, anche oggi il problema è quello di agire su un doppio fronte: stabilizzare i conti pubblici e stimolare lo sviluppo allo stesso tempo. Una ricetta che appare alternativa a quella delle politiche di deficit spending e di finanza creativa. Il Capo dello Stato ha riaffermato la validità dell'impianto della Costituzione vigente e ha lanciato un invito all'unità operosa e a guardare in faccia i problemi. Ciampi cita ancora l'esempio di Biella: qui si dimostra che si può uscire dalla crisi solo con «iniziative produttive e commerciali innovative».

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