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Uniti alla Camera, sì della Margherita

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Francesco Rutelli, che pone alla Quercia tre condizioni precise per il cammino comune, aprendo ieri l'assemblea federale dell'Ergife, ha rilanciato le proposte anticipate dopo le primarie del 16 ottobre. Proposte che Arturo Parisi, leader dell'opposizione interna, ha apprezzato avvertendo però che le scelte devono essere strategiche, non tattiche o tecniche, i Dl non facciano finta di avere risolto tutti i problemi. Insomma la componente ulivista è soddisfatta e sta pensando di abbandonare il ruolo di opposizione dentro il partito. Sull'appuntamento dell'Ergife aleggiava l'assemblea del 20 maggio, quando Parisi e i suoi furono messi in minoranza e la Margherita bocciò il listone dell'Ulivo. Ma ieri era un'altra storia. I mutamenti intervenuti con le primarie e con la probabile modifica della legge elettorale, argomenta Rutelli, comportano una scelta tempestiva e i Dl si sono attrezzati per decidere subito: «La scelta di impegnarci per una lista unitaria alla Camera nel segno dell'Ulivo guidato da Prodi, di una lista della Margherita al Senato e della costruzione di gruppi federati nelle due Camere e a Strasburgo, la cui ulteriore integrazione potrà avere luogo già nella prossima legislatura in parallelo con il processo di avvio e costruzione del Partito democratico, è una scelta coerente, coraggiosa, equilibrata, lungimirante». Il presidente della Margherita spiega che non si tratta di fare strappi nè compromessi al ribasso ma di proseguire sulla «strada tracciata». Gli ulivisti apprezzano, tanto che Parisi, nel suo intervento, afferma di essere «riconoscente a Francesco, che si è assunto il rischio di avanzare una proposta nuova e rinnovata». Il presidente dell'assemblea avverte però tutto il partito: la questione non è chiusa, anzi si è appena aperta. «La scelta — insiste — deve essere strategica, non tecnica, non possiamo fare finta di avere già compiuto il percorso in avanti. I problemi esistono ma non sono qui per alzare l'asticella». I problemi riguardano la scelta con cui si dice no al listone al Senato e la futura costituzione di gruppi unici in Parlamento. L'importante, sottolineano comunque gli ulivisti, è l'obiettivo comune, la direzione di marcia. E questa c'è tutta, i parisiani non nascondono la loro soddisfazione per una decisione che, ricordano, premia la linea portata avanti da sempre. Niente a che vedere, dunque, con la tensione e gli scontri del 20 maggio. Così Pierluigi Castagnetti può affermare sereno, già dopo i primi interventi, che l'assemblea si chiuderà con una decisione unitaria. Si lavora infatti ad un documento che oggi sarà votato da tutte le anime del partito. L'unico appunto che diversi delegati, a partire da Parisi e Castagnetti, muovono a Rutelli è questo: tutto bene, ma non si può dire che la scelta dell'Ulivo e del listone è il frutto di un dibattito già avviato nella Margherita, una logica conseguenza di una strada già tracciata. Gli ulivisti, che continueranno ad esistere come componente, stanno comunque pensando di abbandonare il ruolo di opposizione interna. Un ultimo capitolo del dibattito riguarda il rapporto con i Ds. Nessun diktat, nessun ultimatum. Rutelli ribadisce tuttavia le tre grandi questioni da risolvere per imboccare la strada del nuovo partito: «La costruzione di un approdo europeo e internazionale che non comporti l'ingresso nelle attuali organizzazioni socialiste europea ed internazionale; il superamento delle culture e pratiche novecentesche del collateralismo, ovvero della costruzione di organizzazioni parallele e collegate ai partiti destinate ad insediare e controllare forze economiche, sociali, sindacali, della cooperazione, della finanza, anziché disporsi a confrontarsi liberamente con esse; la necessità di far crescere un più accentuato pluralismo democratico nelle nuove forme organizzate dalla politica, che non potranno muoversi nè secondo filiere ideologiche né in base al desiderio di alt

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