Non piace a nessuno, è segretario dell'Udc

Una scelta trasversale, nella migliore tradizione democristiana, sul candidato che meno dispiaceva alle diverse correnti del partito. Una scelta che consente a Follini di dire di non aver perso e a Pier Ferdinando Casini di non aver lasciato ancora in mano il partito all'ex segretario. Del resto proprio una telefonata tra quest'ultimo e Mario Baccini, alla presenza di Cesa, ha sbloccato alla fine una situazione che si era «incancrenita» dopo nemmeno un'ora di riunione del Consiglio nazionale. Da quella telefonata a tre, partita dal cellulare del ministro della Funzione pubblica al presidente della Camera e messa in viva voce è arrivato il via libera all'europarlamentare. Il quale è sicuramente legato all'ex leader ma allo stesso tempo non è sordo alle esigenze e ai richiami del Presidente della Camera. Ma arrivare allo «sblocco» non è stato facile. Perché la riunione era iniziata con una candidata quasi sicura, Erminia Mazzoni, portata da Casini, un avversario, il sottosegretario ai trasporti Mario Tassone, difeso solo da Follini e pochi suoi fedelissimi e Lorenzo Cesa che, in apertura della riunione, aveva annunciato di ritirarsi. Giochi fatti dunque? Per niente, perché alla fine su Erminia Mazzoni il partito non era affatto unito e allora sia lei che il suo avversario hanno deciso di ritirarsi. A quel punto Totò Cuffaro, governatore della Sicilia e gran tesoriere dei voti centristi insieme a Mario Baccini, ha giocato la sua carta, riproponendo Lorenzo Cesa. Contemporaneamente, per rafforzare quella proposta, Marco Follini ha parlato con i suoi promettendo, in cambio dell'elezione di Cesa, di ritirare i due ordini del giorno annunciati sulla par condicio e sulla ex Cirielli. Per non spaccare il partito a metà restava però da convincere Mario Baccini, contrario a sostenere l'europarlamentare Udc, giudicato troppo vicino alle posizioni dell'ex segretario. Il ministro si è appartato con Cesa in uno dei salottini della Domus Mariae — lo storico albergo che ha visto decine di riunioni della vecchia Dc — e alla fine, insieme, hanno chiamato il presidente della Camera. «Mario — ha spiegato un pragmatico Casini — non possiamo dividere il partito, fa un passo indietro e diamo a lui la segreteria». Solo a quel punto il ministro si è convinto e Cesa è tornato nella sala per essere acclamato. «Ho votato Cesa su richiesta del presidente Casini e per salvaguardare l'unità del partito — ha però avvertito nel pomeriggio Baccini — Verificherò nei prossimi giorni se la segreteria si muoverà su regole e garanzie per realizzare una unità sostanziale». Da parte sua il nuovo segretario ha confermato che si muoverà seguendo quello che ha deciso l'ultimo consiglio del partito: «Confermiamo il sostegno alla nuova legge elettorale, anche se l'avremmo voluta diversa, e il nostro no, senza se e senza ma, alla modifica della legge sulla par condicio». Più cauto invece sulla ex Cirielli: «Le opinioni nell'Udc sono controverse: garantirò comunque di coinvolgere tutti per trovare una linea comune su questo problema». Soddisfatto, ovviamente, Marco Follini che ha commentato con un eloquente «abbiamo eletto un grandissimo segretario, più bravo di quello che c'era prima». E soddisfatto Totò Cuffaro, diventato il vero vincitore del Consiglio: «Tra ieri sera e stamattina — ha confessato — l'idea di candidare Cesa me l'ha data Pier Ferdinando Casini: sapete, noi democristiani cominciamo a mediare quando gli altri hanno finito di sperare». Per ringraziarlo Cesa lo ha nominato vice segretario del partito, insieme a Erminia Mazzoni e Mario Tassone.