E Pier corteggia Mastella: «Torna con noi»
Ma si potrebbe anche dire che in realtà non è mai finito. Insomma, Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella si riparlano fitto fitto. Di più, cinguettano come due innamorati. Come una volta, come un tempo. O quasi. Per farla in breve, è Casini che corteggia Mastella, lo vuole riportare nelle fila del centrodestra. Vorrebbe che facessero anche una lista assieme per le prossime le elezioni politiche. E a chi gli chiede a che punto sono le trattative, il presidente della Camera sospira come uno spasimante: «Se son rose fioriranno». E Mastella? A Clemente piace farsi rincorrere, mettersi al centro dei poli, mettersi all'asta. A lui piace far sapere in giro che tutti lo desiderano. Ma è vero? Se son rose fioriranno. Anche perché Mastella è l'unico degli eredi Dc che non sogna la creazione del terzo polo. Semplicemente perché per lui il bipolarismo non esiste più già da un pezzo: si può stare di qua e di là. Dipende. E veniamo ai fatti. Casini è il presidente della Camera, Mastella è uno dei suoi vice. Assieme a Publio Fiori, un altro che proviene dalla Dc. I tre si parlano la stessa lingua, si frequentano e pur essendo di tre partiti diversi vanno nella stessa direzione. Ma Casini esce allo scoperto, va alla festa del leader dell'Udeur a Telese, nel Beneventano (donde proviene anche Erminia Mazzoni, candidata alla segreteria Udc). I due sembrano non si siano mai divisi, sembrano tornare ad essere i gemelli del gol della Dc (nella prima repubblica) del Ccd (nella seconda). Da quel giorno tutto è cambiato. È arrivata la legge elettorale, con la quale tutti giocano per sè. Casini, che non a caso ha voluto quella legge, è partito per primo e ha cominciato a scendere in campo, a giocare in prima battuta scavalcando Follini che era ancora segretario. E ha messo a segno il primo decisivo punto, quello sugli sbarramenti. L'Udc infatti ha imposto alla Casa delle libertà di abbassare le soglie per l'ingresso in Parlamento al 2% (per i partiti che fanno parte di una coalizione). un segnale preciso per Mastella che rischiava di rimanere fuori con lo sbarramento al 4%. E il leader del Campanile ha subito ricambiato, rispondendo con un segnale nei voti segreti della Camera sulla legge elettorale. Segnale che persino An s'aspettava. Il capo del Campanile ha rilanciato rompendo i piatti alla festa di Prodi (le primarie) in casa dell'Unione. Ora Casini e Mastella accelerano e all'inizio della settimana si sono incontrati di nuovo. Faccia a faccia. Il presidente della Camera ha provato a dare una nuova piccola spinta e ha lasciato intendere che bisogna decidere prima delle elezioni politiche, ma Mastella nicchia. Certo è che Casini guarda avanti e sarebbe pronto anche a mettere da parte il nome dell'Udc, anche perché il simbolo - lo scudocrociato - non è disponibile a mandarlo in soffitta. Frattanto, tutt'intorno il mondo si muove. Si muove il leader autonomista lombardo Raffaele Lombardo. Si muove Gianfranco Rotondi che fa da spola con Berlusconi insiste perché lanci la federazione di centro e riunisca tutti. Carlo Giovanardi rilancia e chiede che si faccia il Ppe italiano. Ognuno ha la sua formazione, tutti si sentono commissari tecnici della nazionale. Solo che la Nazionale ancora non c'è. Ci sarà? Se son rose fioriranno.