PETRUCCIOLI AL CDA

Insomma Petruccioli, non rinuncia all'utopia di un domani con una Rai di qualità lontana dall'influenza dei partiti. A Palazzo San Macuto, tanto per dare l'impressione di una «svolta», presidente e dg non passano dal retro come altri usavano fare, ma arrivano insieme e si lasciano fotografare. Sembrano Cattaneo e Annunziata prima maniera, quando camminavano a braccetto prima dei piatti in testa. Davanti a loro, ma obbligati al silenzio, i consiglieri, «frustrati» per questa audizione in cui Petruccioli e Meocci sono i protagonisti e loro solo dei comprimari. Per Petruccioli, ex senatore diessino, bisogna «tagliare il cordone ombelicale della dipendenza del servizio pubblico dalla politica». E a suo avviso questo Cda «emanazione della politica», può avere senso e ruolo se viene vissuto come l'occasione per la politica di prendere coscienza delle proprie responsabilità e dei propri doveri. Il tema più caldo nelle richieste dei commissari del centrodestra è il pluralismo dell'informazione. E puntano il dito su alcuni programmi come quello della Dandini, della Gabanelli e di Floris che per Novi (FI) è «come Santoro». Per Petruccioli il servizio pubblico deve garantire non solo la molteplicità delle voci (anche se Report e Parla con me confessa di non averli mai visti). Per coloro che attualmente non lavorano il presidente promette soluzioni. Quanto ai singoli casi, per quello di Santoro, spiega che: «È una questione che nella storia della Rai ha costituito una lacerazione. Io (e non impegno altri che me) cercherò di fare di tutto per sanare questa lacerazione». Per Petruccioli inoltre la Rai in vista di quell'«orizzonte 2016», data in cui scadrà la concessione ventennale con lo Stato in quanto affidataria del servizio pubblico, deve cambiare a partire dalla riorganizzazione interna. E sottolinea ancora: «Noi pensiamo ad una organizzazione non funzionale alla lottizzazione - dice - come lo è, invece, quella attuale».