Crescono ancora le vocazioni Cinquecento preti in più
Lo hanno detto i vescovi presenti al Sinodo sull'eucaristia nel documento finale uscito parallelamente alle 50 proposizioni (rese pubbliche da Benedetto XVI come già fece Wojtyla nel Sinodo del 1984) offerte dagli stessi vescovi al Papa in vista della stesura, probabile ma non sicura, di una sua Esortazione post-sinodale. Un aumento, quello dei preti, confermato anche dai numeri forniti dall'agenzia vaticana Fides: sono 405.450 i preti presenti nel mondo, 392 in più rispetto all'anno passato. Gli aumenti più consistenti in Africa (+1.145) e Asia (+1.010), mentre l'unica diminuzione (-1897) è dell'Europa. Visti i numeri, consequenziale oltre che motivata da questioni dottrinali, la scelta dei vescovi di non concedere aperture né al sacerdozio femminile né ai preti sposati. Unica soluzione plausibile: una più equa distribuzione sul territorio degli stessi preti. Il Sinodo, durante i lavori, ha riscoperto il mistero eucaristico alla luce dell'enorme patrimonio appartenente alla tradizione della Chiesa. Una riscoperta che è anche coincisa con tanti «no» in merito ai temi ritenuti «caldi» dall'opinione pubblica. Primo. No all'intercomunione con cristiani di altre confessioni. Questi ultimi sono chiamati a «comprendere» e a «rispettare» l'«intera tradizione biblicamente fondata» per la quale - si legge nelle proposizioni - «la comunione eucaristica con i cristiani non cattolici non è generalmente possibile». Secondo. Nessuna concessione ai divorziati sul tema dell'accesso all'eucaristia. A loro, i vescovi hanno rivolto una serie di «appelli» perché vengano accolti «con speciale attenzione» dalla Chiesa e perché partecipino alla celebrazione eucaristica pur senza comunicarsi. Ai tribunali ecclesiastici, invece, i vescovi chiedono di fare «tutti gli sforzi possibili» per lavorare in modo più «corretto e veloce» cosicché, laddove ce se siano le condizioni, i divorziati vedano riconoscersi il proprio matrimonio nullo e possano così tornare a ricevere la comunione. Terzo. No alla comunione - un no debitamente valutato -, per quei politici che promuovono leggi contrarie all'etica. Quarto. Basta abusi circa la liturgia. Nessuno, dicono i vescovi, deve pretendere di «sentirsi padrone della liturgia, che è liturgia della Chiesa». Quinto. Un richiamo ai governi delle Nazioni perché abbiano a cuore la dignità dei singoli individui, tutelino l'ambiente e pongano fine alle situazioni di povertà e ingiustizia che «proliferano ovunque, ma soprattutto in America Latina, Africa e Asia».