«Il Partito democratico?

Attenzione però a non andare oltre, a non parlare di «partito democratico», che sarebbe un Ogm della storia politica italiana ed europea, «una anomalia che nuocerebbe alla sinistra» e contro la quale Rifondazione sferrerebbe una «battaglia politica e culturale». In una relazione fiume alla direzione nazionale del partito, il segretario di Rifondazione ieri ha fatto il punto sui rapporti con Quercia e Margherita e ha teso la mano alle minoranze interne, che lo avevano duramente attaccato sulla decisione di partecipare alle primarie. E invece, sottolinea il segretario, le consultazioni interne del centrosinistra sono state «un fatto straordinario che ha rappresentato l'irruzione della partecipazione nella vita politica». Una partecipazione che ora deve diventare «progetto», prassi da estendere a tutti i passi del fare politico. Dal programma, ai candidati locali, sino alle candidature per elezioni nazionali, qualora venissero svolte con il sistema elettorale proporzionale a liste bloccate. Naturalmente — ha precisato Bertinotti — si tratterebbe di «riplasmare» la tecnica delle primarie declinandole in tutte le «varianti orginali» più consone al tema sottoposto ai cittadini, ma quello che conta è portare avanti ed esaltare il «modello partecipativo». Posto questo come obiettivo, il discorso delle liste passa in secondo piano. Bertinotti parla di atteggiamento di «reciproca non belligeranza», di «astensione» e di «neutralità» rispetto al progetto di lista dell'Ulivo tra Ds e Dl. Discorso diverso se si parla di «Partito Democratico». Un concetto che a Bertinotti non piace, a partire dal nome che porta: troppo americano, troppo lontano «dalla storia delle socialdemocrazie europee».