Biagi torna su RaiTre e replica sullo «strappo»
La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà», ad affermarlo è Enzo Biagi in una lunga intervista che «Primo Piano», la rubrica del Tg3, andata in onda ieri sera e che segna il ritorno in tv del giornalista. Biagi è autore di «Era ieri», sua ultima fatica letteraria, scritta insieme all'amico e collaboratore Loris Mazzetti, in cui affronta per la prima volta la vicenda della chiusura de «Il Fatto». Nell'intervista ricorda, con amarezza, quando entrò per l'ultima volta nel suo ufficio di Corso Sempione, dove ha lavorato per 40 anni. Era il 31 dicembre 2002. L'intervista è punteggiata da alcune immagini di alcune puntate de «Il Fatto», tra cui quella con Roberto Benigni. Di quell'intervista, ammette a posteriori, «forse ora cambierei qualche domanda. Direi "Roberto, vedi che succede a dire cose non gradite?". A lui mi legano amicizia, grande stima, nessun rimpianto, ma gratitudine per quello che abbiamo fatto insieme». E quasi con rassegnazione aggiunge: «Quando lo chiamava la Rai pagandolo, giustamente, cifre considerevoli, andava tutto bene. Quando veniva da me gratis, evidentemente cambiavano le regole». Sul suo rapporto con la politica dice che «con alcuni c'è stato un rapporto positivo e felice, penso a Pertini, ad Amendola, con entrambi c'era un rapporto anche di sentimenti. Penso anche a De Gasperi...». E sui politici che invece non gli hanno «voluto bene», risponde: «Ci sarebbe da prendere l'elenco del telefono. Certamente, sono coloro entrati in politica non nel nome del popolo italiano, ma nel nome dei loro personali interessi e delle loro vicende». Riguardo al tema del suo libro, afferma: «Forse l'equivoco nasce dalla confusione tra tv di Stato e tv di Governo. In una tv di stato mi troverei molto meglio. Non è che abbia preferenze politiche». E ribadisce: «Io non sono un uomo per tutte le stagioni, la tv per me è un servizio che si rende al Paese. I miei padroni sono sempre stati i miei lettori, i miei ascoltatori, nel rispetto delle leggi e delle regole». Quindi confessa: «Devo molto alla tv, l'ho amata molto, smentisco che i giornalisti della tv siano di serie B». Ma «Il Fatto» dava così fastidio? «Secondo me evidentemente no, secondo altri sì. Se avessi dovuto vivere e mantenere una famiglia, avrei avuto qualche difficoltà. Non è stato così. Sono stato cacciato addirittura con ricevuta di ritorno, ci doveva essere la prova che avevo ricevuto la disdetta. Ma - racconta - era arrivato un nuovo capo che mi ha detto che il mio contratto si rinnovava di anno in anno automaticamente. Una delle due parti, evidentemente, sbrigò subito la pratica mandandomi a casa». Nel corso dell'intervista c'è anche un momento di commozione, quando Biagi dice di aver dedicato il suo libro alla memoria della moglie: «Senza di lei non lo avrei neanche scritto. In tutta la mia vita mi ha detto solo una bugia, quand'era già molto malata. È stato l'unico amore e anche l'ultimo della mia storia». Ma oggi sarà anche la giornata di Fassino a «C'è posta per te», il programma di Maria De Fillippi. La puntata è stata registrata ieri e il segretario della Quercia, dopo 40 anni, ha rivisto la vecchia tata che dai 7 al 14 anni lo ha accudito quando la sua famiglia abitava a Corso Mediterraneo a Torino.