«Non c'è motivo di lasciare il Pse»
E nutrono dubbi. Attacca il segretario Ds Piero Fassino che in un'intervista che sarà pubblicata da L'Espresso. Al leader della Margherita che gli chiede di lasciare l'internazionale socialista per dar vita al «partito democratico», il leader della Quercia replica secco: «Io non chiedo a Rutelli di lasciare il gruppo liberal-demcratico e non c'è ragione per cui i Ds lascino il Pse». «Non mi innamoro delle parole — continua Fassino — Vogliamo chiamarlo Partito Democratico? Va bene, purché ci intendiamo su cos'è: una grande forza di progresso, di emancipazione. Una forza riformista e non una forza moderata, centrista». E sulla possibilità che la Quercia lasci il Pse Fassino rimanda al mittente e rilancia: «Semmai bisogna rovesciare il ragionamento: Ds e Margherita lavorino in Europa perché le famiglie socialista e liberal democratica si incontrino al centro». Uniti dunque, a partire dall'Italia. Il segretario della Quercia pensa a un accordo che non sia solo elettorale, ma «politico», con «gruppi parlamentari unici» nel nome dell'Ulivo e l'obiettivo di «unirsi su valori comuni» anche su temi eticamente sensibili come fecondazione e Pacs, che negli ultimi mesi hanno visto Ds e Dl su posizioni contrapposte. Definitivamente archiviate le polemiche estive sulla questione morale e sugli scandali bancari? Forse, osserva Fassino, «Rutelli e il gruppo dirigente della Margherita sono stati tentati all'idea di fare da soli, di competere con i Ds, e di contestarne il ruolo e la funzione di primo partito nella coalizione» ma «il rilancio dell'Ulivo ci consente di superare quella fase». Ma mentre il centrosinistra rischia di spaccarsi, proprio un Ds, Gavino Angius, propone una moratoria sulla nuova formazione: «Sul partito democratico propongo una moratoria. Ci attende uno scontro durissimo con la Cdl». «L'approdo a un partito democratico e riformista è un grande obiettivo strategico — spiega il capogruppo della Quercia al Senato — Il processo aggregativo può essere iniziato da subito, a partire dall'ipotesi di una lista unitaria da presentare alle prossime elezioni politiche su iniziativa dei Ds e della Margherita, compatibilmente con le condizioni che la nuova legge elettorale impone. Già nella prossima legislatura vanno individuate forme concrete che rendano stabile, evidente in parlamento, questo processo. Una guida politica riformista dell'Unione è importante per garantire stabilità e governabilità al Paese. Ds e Margherita stanno compiendo un passo decisivo. Non è poco». «La prospettiva di un partito democratico, per me assolutamente condivisibile, è tutta nel concreto da costruire. Per questo improvvisazioni o strappi, confusione di voci, sovrapposizioni o accenti personali non aiutano un dibattito che deve essere molto serio. È un'occasione da non sprecare. Sul partito democratico — spiega Angius — sento accenti che non mi piacciono: c'è più l'insistere su ciò che si deve cancellare, distruggere o sciogliere rispetto a ciò che si deve costruire o mettere insieme. Temo che ciò segnali l'assenza di idee innovative. Se si parte con le richieste di abiura, di abbandoni hic et nunc di tradizioni politiche che in Europa costituiscono riferimenti certi, non si va da nessuna parte».