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La Cdl mette il turbo in Parlamento

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Dalla legge elettorale alla devolution, la maggioranza in un paio di settimane mette nell'angolo la sinistra

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Risolto il nodo Udc, disinnescata la mina Follini, e ricompattata la coalizione, Berlusconi ha messo a segno nel giro di poche settimane due risultati che hanno ridato la sveglia alla maggioranza. La scorsa settimana l'approvazione della legge elettorale alla Camera e ieri sempre a Montecitorio il via libera alla riforma della Costituzione con la devolution. Una riforma che cambia la forma dello Stato e del governo e che soprattutto onora l'impegno con la Lega. Due appuntamenti che hanno visto la Cdl schierata compatta alla Camera. E se Follini e Tabacci sulla devolution si sono astenuti, Berlusconi li ignora. I ribelli sono ormai isolati. Non sono stati necessari nemmeno i buttadentro e il tam tam sui telefonini per richiamare all'ordine i deputati. L'aula di Montecitorio ha visto un pienone a cui raramente è abituata. Un segno di compattezza che ha ridato fiducia e entusiasmo alla maggioranza. Sicchè quel 3% di distanza dal centrosinistra, secondo i sondaggi sbandierati da Berlusconi, non appare insormontabile. E ora con gli animi di nuovo in fibrillazione, i deputati si aspettano un nuovo colpo di ingegno dal premier. Anche per la Finanziaria tutto è stato fatto nel giro di un paio di giorni, giusto il tempo del passaggio del testimone da Siniscalco a Tremonti che è riuscito a mettere la sordina alle richieste dei ministri. Certo ora la Manovra dovrà superare le forche caudine dell'iter parlamentare e il consueto assalto alla diligenza dei partiti. Ma su questo Tremonti è già al lavoro per limitare al minimo i danni e gli stravolgimenti. Eppure questo al Cavaliere non basta. Berlusconi appena incassati questi risultati già guarda oltre. Ieri al termine della votazione diceva ai suoi che per vincere «non basta fare ma bisogna strafare». Che stesse pensando alla modifica della legge sulla par condicio è evidente. Non c'è uscita pubblica negli ultimi giorni in cui il premier non insista su questo tema. Sembra diventato un chiodo fisso anche se è consapevole che non può fare bliz, che deve muoversi con i piedi di piombo per evitare di rimettere in gioco il fragile equilibrio dentro la coalizione. Le primarie di Prodi gli hanno dimostrato che la macchina organizzativa della sinistra è tutt'altro che arrugginita ed è capace di mettere in moto una efficace «grancassa» mediatica. Ed è quanto teme Berlusconi. «La par condicio va cambiata» non fa che ripetere e ha cominciato a tastare il terreno con gli alleati. Casini al momento dice picche («non accetto modifiche») ma il Cavaliere sa essere convincente e potrebbe cominciare l'azione di accerchiamento proprio partendo dall'Udc. Il potente Salvatore Cuffaro, governatore della Regione Sicilia, nonchè tra i candidati alla succesisone a Follini per la segreteria dell'Udc, ha appena ottenuto da Tremonti più soldi per la Regione. Che sia lui o meno a guidare l'Udc la sua voce è molto ascoltata nel partito. Se Berlusconi riuscirà a mettere a segno anche questo risultato la marcia verso le elezioni non sarà più una traversata del deserto. Il premier non fa che ripetere che la gente non viene informata di quello che ha fatto il governo, che la Cdl parte svantaggiata rispetto all'Unione di Prodi. Il professore, insiste il Cavaliere, ha dalla sua i grandi mezzi di informazione e un radicamento territoriale potente. I suoi collaboratori lasciano intendere che il premier sta pensando a una grande mobilitazione dell'elettorato in cui il messaggio portante dovrebbe essere proprio la legge della par condicio fatta a uso e consumo della sinistra che così sarebbe avvantaggiata per la prossima tornata elettorale. A questo punto chi nella maggioranza potrebbe sbarrargli la strada?

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