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E ora Rutelli si riprende la Margherita

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Il voto è figlio del buon clima che si registra nelle ultime 48 ore tra Romano Prodi, lo stesso presidente dei Dl e il capofila della minoranza ulvista del partito Arturo Parisi. Non a caso l'ex sindaco di Roma ricorda di aver avuto ieri un «giro di orizzonte con Prodi molto proficuo» e il voto di ieri in Direzione sarebbe il frutto anche di una serie di contatti con Parisi. Tutto a posto dunque? Per Franco Marini, che parla comunque di un «momento positivo», dire che va tutto bene è forse eccessivo. E in effetti i prodiani si mostrano ancora diffidenti e nell'Assemblea federale della prossima settimana (la sede che ratificherà la svolta) si preparano a chiedere di più. Rutelli ottiene l'unanimità su una serie di proposte di proposte ormai note: presentazione della lista unitaria alla Camera con Prodi capolista; gruppi parlamentari federati; la Margherita che corre da sola al Senato; impegno per il traguardo finale, ovvero la costituzione del nuovo partito democratico. «La Margherita - dice Rutelli in Direzione - è nata per stabilizzare e migliorare il bipolarismo. La sua risposta agli sconvolgimenti di sistema delle ultime due settimane deve essere conseguente e coerente. Stiamo andando in quella direzione». Il presidente dei Dl ricorda che il partito «è nato per consentire all'Ulivo di diventare in prospettiva quello che io chiamo Partito Democratico». Per il capogruppo a Montecitorio Pierluigi Castagnetti, ottimista e soddisfatto della nuova linea, Rutelli conferma la svolta annunciata, e anche Marini, alla fine del dibattito si mostra contento per la «fase positiva» del dibattito interno e perchè «ci siamo chiariti». Parisi, leader degli ulivisti, apprezza la direzione di marcia, ma si mostra comunque molto prudente e avverte che «l'approfondimento proseguirà all'Assemblea federale del 27 e 28 ottobre». Gli esponenti dell'opposizione interna, infatti, non ritengono affatto chiusa la discussione, si mostrano ancora diffidenti, chiedono a Rutelli più coraggio e soprattutto vogliono di più: la lista anche al Senato e gruppi parlamentari unici e non federati. In particolare fanno sapere di essere arrivati in Direzione molto disponibili al confronto e si esserne usciti un po' delusi: da un Rutelli che giudicano più timido rispetto a 48 ore fa e da alcuni interventi come quelli di Ciriaco De Mita e Nicola Mancino, nei quali leggono la volontà di frenare sul progetto unitario. Le parole del prodiano Natale D'Amico spiegano il disagio che ancora è presente nella minoranza: «Abbiamo votato la relazione perché rappresenta la base di discussione in vista dell'Assemblea. Certo, siamo preoccupati perchè oggi abbiamo visto emergere posizioni più arretrate rispetto alle premesse di martedì. Non vorremmo assistere al tentativo di ridimensionare la portata della svolta». Secondo gli ulivisti, la base di partenza è buona perché si indica la prospettiva del partito democratico, ma questo traguardo, sostengono, va declinato con coerenza: «Perchè - chiede D'Amico - la lista solo alla Camera? E secondo noi, per avere la base parlamentare solida e coesa di cui parla Rutelli, i gruppi federati sembrano una scelta al ribasso». Insomma il confronto resta aperto e l'Assemblea della prossima settimana sarà interessante. Detto questo, è difficile che si possa uscire dal tracciato segnato. Anche perché il voto unanime di ieri è bagnato dalla benedizione di Prodi: «Ho sentito - dice soddisfatto il Professore - che c'è stata unanimità nella decisione. Questo, indubbiamente, mi fa molto piacere». Ma tra i suoi fedelissimi circola sempre il sospetto che la svolta di Rutelli sul partito democratico sia solo tattica e mirata a far passare la ventata delle primarie. «Intanto si farà la lista dell'Ulivo - dice un parisiano - e poi faranno in modo di annacquare tutto. Hanno cambiato linea cercando di pagare il prezzo minore possibile». E quasi a confermare questo timore ci si mette Marini, che

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