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Addio a 200 parlamentari

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Un premier indicato dagli elettori, per il quale è sufficiente un voto sul programma per insediarsi, con il potere di sciogliere la Camera, di nominare e revocare dei ministri e il compito di determinare la politica generale, prenderà il posto di un presidente del Consiglio nominato dal capo dello Stato sulla base del responso elettorale e delle indicazioni dei gruppi parlamentari. Il bicameralismo perfetto viene sostituito da un sistema con due assemblee che hanno basi elettorali e poteri diversi: una Camera «generalista» e un Senato federale. Nasce la cosidetta devolution, saranno le Regioni a «dettar legge in alcune materie: sanità, organizzazione scolastica, quella parte dei programmi di studio di «interesse specifico» della Regione, polizia amministrativa regionale locale. Si riduce il numero dei parlamentari (di circa il 23%). I deputati scendono da 630 a 500, i senatori da 315 a 252.

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