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«Il premier sfonda se va all'attacco»

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Renato Brunetta: «Quando accetta compromessi non piace più»

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Renato Brunetta, il consigliere economico di Palazzo Chigi, ne è convinto: «solo il Berlusconi rivoluzionario sfonda, mentre quello compromissorio proprio no». Ieri tutti insieme i socialisti che non vogliono seguire né Boselli né De Michelis nel centrosinistra sembravano voler dire a Berlusconi che la strada per risalire la china, per smentire tutte le previsioni e vincere le prossime elezioni politiche, è proprio quella di abbandonare ogni moderatismo e puntare su cambiamenti rapidi ed efficaci, in qualche modo rivoluzionari. Ora, per affrontare la campagna elettorale e dopo alla guida del paese. E non si tratta tanto di pratiche, del fare riforme perché quelle fin qui fatte sono tante e importanti, ma piuttosto di impegnarsi per comunicare sempre con più forza che Berlusconi è l'unico che sa cambiare l'Italia. Questa è la risposta anche a quei quattro milioni che, ne è convinto Brunetta «sono andati a votare alle primarie perché hanno paura della ripresa di Berlusconi». Stefania Craxi salutando commossa la platea, composta in maggioranza da amministratori socialisti, molti che hanno lavorato e conosciuto la politica al tempo di suo padre, dice che bisogna avere speranza perché Berlusconi è imprevedibile, e le sue risorse sono infinite. La vittoria è possibile. Bisogna solo unire le forze e soprattutto impedire a Prodi, «ex democristiano integralista, nemico del riformista che ha svenduto le aziende di stato agli amici degli amici» di andare al potere. Anche per Margherita Boniver bisogna puntare su scelte forti. Anche in politica estera, imboccando «il decisionismo contro i pacifisti miopi». Funziona oggi, come ai tempi Craxi. Per Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare, è necessario riconquistare una profilo culturale forte, perché se pure la Casa della libertà ha fatto tanto (dalla riforma della scuola, a quella del lavoro, alle nuove leggi sull'immigrazione) però non ha saputo comunicare. Il centrodestra deve puntare sulla cultura della responsabilità, altrimenti le giovani generazioni rischiano di finire nella rete di quei «pulciosi docenti che manifestano contro la Moratti». Anche per Paolo Guzzanti, la ricetta è quella del cambiamento, per vincere la Cdl «deve procedere all'approvazione fulminea di finanziaria - anche con la fiducia - federalismo e legge elettorale». Poi bisogna procedere a una grande «campagna mediatica» perché «la gente vota se arriva un messaggio». Chiude l'incontro Fabrizio Cicchetto rivendicando con orgoglio: «Siamo l'unica forza che può trasformare questo paese, anche se dobbiamo vedercela con l'establishment che è contro la Casa delle Libertà, e la prova è la coda dei grandi banchieri ai seggi delle primarie per votare Prodi».

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