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I Ds non vogliono cedere collegi

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A loro, infatti, come ieri sottolineava anche Emanuele Macaluso in un'intervista al Corriere della sera, il leader della Margherita ha passato il cerino in mano spingendosi fino a proporre il partito democratico. Ipotesi sulla quale martedì sera all'ufficio di presidenza della Quercia hanno fatto muro sia Piero Fassino che Massimo D'Alema, non seguiti però sembra dal sindaco di Roma Walter Veltroni presente anche lui alla riunione e che invece avrebbe preferito glissare. Del resto è stato sempre lui nei Ds il fautore del partito democratico. Se quindi la proposta Rutelli, che si era spinto a chiedere ai Ds di lasciare l'internazionale socialista, è stata arginata (per il momento) con una lista unica solo alla Camera, ora nei Ds cresce l'inquietudine sul rischio di fare i donatori di sangue al tavolo delle candidature. Non solo dovranno farsi carico dei Repubblicani europei di Luciana Sbarbati ma sembra anche dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, due formazioni che altrimenti non entrerebbero in Parlamento con le soglie di sbarramento della nuova legge elettorale. Non solo: c'è già chi teme nella Quercia che sempre i Ds dovranno farsi carico, offrendo i loro seggi più sicuri, ai tecnici e rappresentanti della società civile che Romano Prodi intende piazzare. «Quelli però sia chiaro dovranno essere messi in quota Margherita», sembra sia stato detto martedì sera a margine della riunione al Botteghino. Dove pure sembra che non sia stata accolta con grande entusiasmo neppure la proposta di fare i gruppi parlamentari unici.

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