Follini spinge Tassone segretario Udc
Un modo per tenere il partito sulla sua linea. Casini più propenso a scegliere il ministro della Funzione Pubblica
Ma non è detto che, anche dopo le parole pesanti lanciate sabato contro il partito, rinunci a tenere un «piedino» dentro la direzione. Come? Candidando alla «reggenza» per i prossimi cinque mesi, fino al congresso nazionale di febbraio, uno dei — pochi — esponenti centristi ancora legati a lui. L'uomo sul quale Follini e Lorenzo Cesa stanno lavorando è il viceministro ai trasporti Mario Tassone che garantirebbe una certa continuità con la linea che l'ex segretario aveva impresso al partito. L'altro candidato è Mario Baccini, ministro della Funzione Pubblica, a sua volta invece in perfetta sintonia con il presidente della Camera. Ufficialmente il ministro glissa sulla sua candidatura, ai suoi spiega che di fare il segretario, e per giunta reggente, non gli interessa granché. E ieri, in una serie di dichiarazioni, ha provato a nascondersi ancora di più. Prima spiegando che il «peso» di una sostituzione di Follini è «insostenibile». «Posso fare una piccola supplenza, semmai — ha aggiunto — ma sostituirlo è impossibile. Il mio ruolo nel partito è da mediano di spinta non centravanti». Poi, in serata, ospite alla trasmissione televisiva «Porta a Porta», si è addirittura tirato indietro: «Non sarò io il segretario dell'Udc. Faccio il mediano di spinta, quello che dà le palle per segnare. Comunque stiamo lavorando per una segreteria almeno fino al prossimo congresso». Eppure molte «voci di dentro» del partito indicano che è proprio lui il candidato più accreditato per la poltrona di segretario a via Due Macelli: ha in mano buona parte dei voti del partito (il Lazio è il serbatoio dei centristi insieme alla Sicilia), è amico di Casini da sempre, è di Roma e sta a Roma. Fatto questo che lo rende di gran lunga preferibile all'altro grande tesoriere di preferenze dei centristi, il governatore della Sicilia Totò Cuffaro, troppo lontano dal centro «geografico» della politica. L'unico dubbio che agita Casini riguarda la sua disponibilità ad accettare un incarico a termine: tutti sanno che a febbraio, una volta sciolte le Camere, il presidente della Camera si riprenderà il partito, tornando a fare il segretario. Ma il ministro sarà così docile da lasciare quella poltrona? Per il momento l'appuntamento con il consiglio nazionale è stato spostato da lunedì a giovedì 27 ottobre. E quella sarà l'occasione per scegliere il successore «a tempo» di Follini. L'ex segretario ieri sera ha partecipato alla trasmissione televisiva «Ballarò» (un caso che nella stessa sera ci fossero due esponenti Udc in tv?) e ha continuato a «picchiare duro» sul partito e su Berlusconi. «Io sono un repubblicano e credo che una certa idea di monarchia ci sia ancora, c'è anche il monarca. Ma ciò non vuol dire che sono un congiurato o un rivoluzionario — ha risposto a una domanda di Giovanni Floris — Non credo si debba parlare di "tradimenti" o "cospirazioni". Io ho lanciato una sfida impegnativa e ambiziosa sulla leadership nel centrodestra e sulle primarie. Questa era la mia opinione che poteva essere sbagliata o minoritaria, ma credo che le idee comunque vadano messe a confronto. Ho aspettato dei giorni e non è accaduto nulla per cui ho tratto le mie conseguenze con serietà come la politica impone». Infine una riflessione sulla riforma proporzionale: «Avevo chiesto un'altra legge ma concordo con Berlusconi che su questi argomenti maggioranza e opposizione devono lavorare insieme...su qualcosa concordiamo...».