Mastella accusa, Prodi perde il primo alleato
Il leader dell'Udeur: «L'Unione è finita, da oggi appoggio esterno. Le primarie sono una truffa»
Sua moglie Sandra Lonardo lo aveva fatto diverse ore prima, presentandosi al seggio, gremito, alle 9.30. Il voto del leader del Campanile arriva dopo aver annunciato l'intenzione di lasciare l'Unione: «Da oggi saremo il centro alleato con l'Unione. Non mi avranno più fra i piedi alle riunioni. Parlerò con il loro leader, li appoggeremo dall'esterno». Una decisione che matura fra rivendicazioni udeurrine e denunce di brogli, che arrivano dai suoi militanti «in giro per l'Italia a monitorare», via cellulare. Dice infatti di essere in contatto con alcune «sentinelle» del suo partito, inviate in giro per i seggi del Paese, e in base alle loro segnalazioni denuncia procedure scorrette «Oggi è una bruttissima giornata», esordisce, «hanno negato a me al mio paese, alla mia gente di andare a votare». A quest'ora (alle 11 ndr) già mancano le schede. Se non ci vogliono ce lo dicano». Poi più volte, davanti alle telecamere, ripete l'appello «Romano...». «Solo Rutelli mi ha telefonato, in questa situazione. Non dico Prodi, ma lo avesse fatto almeno D'Alema...». Dopo aver contestato quella che a lui sembra «una votazione chirurgica ai danni dell'Udeur: mancano le schede dove siamo più forti», passa alle denunce. Un elenco. «A Roma, in un seggio del XIII Municipio, il presidente si chiama Giuseppe Bucci, hanno trovato pacchi di schede già votate per Prodi, pronti per essere inserite appena si può», dice riferendo il contenuto di una delle molte telefonate. Arriva anche quella del figlio Elio: il secondogenito è a Firenze e commenta in viva voce la «grande organizzazione dell'Unione in Toscana, dove il rifornimento delle schede è veloce. «Papà - dice -sono demoralizzato». Mastella aggiunge che che sempre suo figlio gli ha fatto anche sapere che «non c'è il seggio che era stato previsto per gli extracomunitari: non sono registrati e possono votare a ripetizione senza controllo». Quindi, la decisione finale, dopo una mattinata di dubbi per chi l'ha trascorsa con lui: «Ho votato - spiega - per coloro che credono nel rispetto delle regole. Per rispetto dei tanti che credono nei valori del centro, nei valori della famiglia, nei valori cristiani. E anche per chi crede nel Mezzogiorno». E chiarisce la sua posizione: «Non ci sarà alcun passaggio di campo. Non sono organico all'Unione, sono alleato». A chi gli chiede poi se sia disponibile a fare la lista unica dell'Unione, risponde: «Se ci sta Bertinotti, ci sto pure io». Ora Mastella vuole «costituire un centro alleato con l'Unione, un centro-Unione, se l'Unione ci vorra». Se Romano Prodi evita le provocazioni, e reagisce con un «lasciamo stare, vediamo stasera e non facciamo polemiche», più diretta è invece la replica del segretario Ds Piero Fassino che parla di «dichiarazioni ridicole», ricorda che l'Unione avrebbe potuto «allestire 15mila seggi» ma ne ha allestiti 10 mila «perché Mastella così ha voluto». Il leader della Quercia aggiunge che «siamo al ridicolo» e si dice convinto che «l'enorme partecipazione al voto serva a liquidare queste cose come fenomeni estemporanei, carnevaleschi e ingenerosi». Sulla stessa lunghezza d'onda Antonio Di Pietro, alla guida di Italia dei Valori e anche lui candidato alla consultazione: «La grande partecipazione dà alle primarie un valore aggiunto in termini di democrazia e libertà, e zittisce chi in maniera strumentale ha parlato di primarie truccate e chi ha irriso l'iniziativa». D'accordo pure Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi e candidato: «Se Mastella voleva uscire dall'Unione poteva farlo prima, non oggi - dice - non di fronte a una grande festa democratica che vede un'affluenza alle urne superiore ad ogni attesa». Il leader del Sole che Ride osserva che Mastella «non riuscirà a offuscare il risultato di queste primarie, del resto in questi mesi è sembrato quasi che Mastella stesse conducendo una campagna contro l'Unione più che contro la Casa delle libertà». Toni analoghi da Franco Marini della Mar