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I democristiani ci riprovano «E adesso federiamoci»

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Follini se ne va, non sbatte la porta, ma libera il campo. Torna in pista Gianfranco Rotondi, Paolo Cirino Pomicino è in gran movimento. E poi c'è il lavorio lento e silenzioso di Lorenzo Cesa e Mauro Fabris. Potenza del proporzionale, è bastata l'approvazione soltanto alla Camera per rimettere in moto i centristi. Salta la segreteria di Marco Follini, e chi lo ha incontrato negli ultimi tempi sottolinea adesso: «Da settimane non si riusciva a parlare più di politica con lui, l'unico argomento era diventato Berlusconi e la leadership. Ora ci si può occupare anche di altro». E quell'«altro» è un progetto molto preciso, la Federazione di Centro. Una grande alleanza che veda tutti dentro, da Mastella a Casini, passando per Rotondi appunto. E inglobando anche Berlusconi e tutta Forza Italia. Una specie di partitone che punti al 35%, anche al 40% e che possa diventare centrale nella vita politica. Un po' tutti ci lavorano e Rotondi tra qualche giorno vedrà Berlusconi per sottoporgli i risultati dei suoi colloqui per sondare il terreno con gli altri. Lui, il segretario della Nuova Dc (anche se il vero nome è «Dc per le autonomie») la mette sullo storico: «Se volessimo fare un paragone, il nostro partito è un po' come la vecchia corrente interna democristiana di Donat Cattin: piccola, molto identitaria, aperta ai giovani come Forze Nuove. L'Udeur è un partito personale, come fu la corrente di Andreotti. Casini è il nuovo Forlani, l'Udc ricalca la stessa organizzazione della componente di Arnaldo». E allora? «E allora noi non andremo da nessuna parte come non sarebbe andata da nessuna parte la Dc se non avesse avuto quella che venne definita la "Dc nella Dc", la corrente dorotea, il correntone interno». Insomma, la grande pancia della Balena Bianca. Quella grande componente che era l'essenza stessa della Dc. Ma era anche il pezzo interno che aveva e assicurava voti e consensi, numeri e fondamenta per tenersi in piedi. Il ruolo dei dorotei, almeno nella funzione, tocca a Forza Italia. «Vedrò Berlusconi tra qualche giorno e gli sottoporrò di nuovo il progetto - spiega Rotondi -. Silvio è molto stuzzicato dall'idea ma capisce che dentro Forza Italia ci sono ancora tante resistenze». Già, l'ala laica degli azzurri è molto consistente e comunque la maxiaggregazione Dc snaturerebbe Forza Italia. Il primo a sostenere questa tesi è Marcello Pera, il presidente del Senato, molto legato al Papa e allo stesso tempo popperiano e laico convinto. Per questo si pensa a una soluzione intermedia, tipo federazione. Che è poi l'idea originaria di Casini, il quale spinge proprio per un partito dei moderati, un grande rassemblement centrista che potrebbe allearsi con la destra. Il presidente della Camera vuole proprio quella soluzione che invece non convince del tutto Follini. Anche perché Casini sarebbe pronto anche a sciogliere l'Udc se il partito dei moderati dovesse davvero vedere la luce. Pomicino fa da pontiere. Lui che è stato tra i fondatori dell'Udr poi diventato Udeur, nell'Udc e poi è stato eletto con Mastella al Parlamento Europeo. Oggi sta con Rotondi, ma è l'unico ad aver colto che i tempi sono maturi. Soprattutto grazie al proporzionale.

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