Primarie, l'Unione prova a fare chiarezza
Occhi puntati sulla differenza di voti tra Prodi e gli altri concorrenti e sulla percentuale di Bertinotti
Romano Prodi si prepara alle primarie, «un grande momento di democrazia», caricando i militanti con un segnale di riscossa: «Dopo questa riforma elettorale antidemocratica - dice il professore - bisogna dimostrare che siamo forti e che abbiamo fiducia nel futuro». Intanto, è tutto pronto nei 10 mila seggi allestiti in tutta Italia per la scelta del candidato premier del centrosinistra: i kit delle primarie sono arrivati a destinazione con schede, matite, cartelloni e regolamenti, le macchine dei partiti marciano a pieno ritmo e Romano Prodi nella sua Bologna attende con un filo di emozione il primo vero test popolare che dovrebbe sancire definitivamente la sua leadership. Sotto i riflettori soprattutto tre dati: quanti saranno gli italiani che andranno a votare, quale percentuale incasserà Prodi e quale Bertinotti. A pesare sugli equilibri futuri della coalizione ci saranno anche i voti che incasseranno Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio, la no global Simona Panzino e l'outsider girotondino Ivan Scalfarotto. Ma se Prodi non ottenesse una percentuale in linea con le previsioni (quelle più ricorrenti tra Ds-Dl sono di oltre il 60%) e se i votanti fossero meno del milione più volte citato dai vari leader della coalizione, l'atmosfera, dopo il colpo inferto dalla Cdl con la nuova legge elettorale, potrebbe farsi ancora più pesante. Piero Fassino non nasconde l'importanza di questo test: «Quando si chiuderanno le urne Berlusconi guarderà un solo risultato: quanti voti avrà preso Romano Prodi, perchè sa che sarà il suo avversario nel 2006». E Francesco Rutelli spiega quanto sia determinante per tenere saldo l'asse riformista dell'Unione una chiara affermazione del professore: «Ci sono tutti i presupposti perchè Romano Prodi ottenga un largo successo e veda il suo mandato alla guida del centrosinistra ancora più forte. È una differenza importante, quella tra Prodi e gli altri candidati perchè votando Prodi vince e si afferma un centrosinistra di governo». Intanto nell'Unione si pensa al dopo: domani si riuniscono in conclave Prodi e i segretari per un bilancio delle primarie, ma anche per sciogliere il nodo delle possibili liste unitarie e della candidatura di Prodi dopo il varo della legge elettorale. A quanto si apprende, Ds e Dl sarebbero sempre concordi nel sostenere una lista unitaria al Senato con Prodi capolista, convinti che alla Camera si prendono più voti andando separati: «L'ipotesi - spiega un dirigente dell'esecutivo Dl - resta quella perchè il Senato sarà il vero banco di prova della nuova coalizione. Con questa legge bisogna garantire la presenza al Senato di tutti i piccoli partiti. E un listone sarebbe una scelta politica e non tecnica perchè la Camera debole su cui si gioca la stabilità di governo sarà proprio il Senato. E chi se non il capo della coalizione deve garantire questa coesione?». Mastella non nasconde tutta la sua rabbia per le poche schede giunte nei seggi del sud che lo vedono più forte e lancia un preciso avvertimento a Prodi, convocando addirittura un congresso straordinario dell'Udeur a gennaio.