Buttiglione: «Ha fatto sempre di testa sua»
«Nessuno gli ha chiesto di dimettersi. Se ne è andato perché voleva un cambiamento che non c'è stato»
Insomma, il ministro Rocco Buttiglione è ovviamente preoccupato da quanto accaduto, ma non perde di vista gli obiettivi del governo e affronta con saggezza la situazione del suo partito a garanzia di tutti gli elettori centristi. Ministro, che cosa succederà adesso all'Udc? «Il mio compito come presidente del partito è quello di tenerlo unito. Chiederò subito il consiglio nazionale e lì ascolterò le proposte di tutti. E tutti insieme troveremo una soluzione. Ci saranno le opportune deliberazioni». Quando vi riunirete, lunedì prossimo? «Ci vogliono otto giorni di preavviso. Quindi il consiglio ci sarà all'inizio non di questa settimana, ma della prossima». Lei che cosa proporrà? «Il mio compito adesso è quello di ascoltare più che di parlare e suggerire. Saggeremo le varie indicazioni e poi troveremo una soluzione unitaria». Si fanno già ipotesi di reggenza fino alle elezioni: si parla di Baccini e Cesa, lei che ne pensa? «Non faccio nomi adesso. Devo prima saggiare i vari livelli di consenso. Solo in un secondo tempo si formulerà la proposta. Si farà tutto presto, ma ci sono dei tempi minimi...». L'opposizione sta trasformando Follini in una vittima sacrificale della Cdl. «Follini ha scelto di presentare le dimissioni perché non poteva portare avanti la sua linea politica, come voleva. Nessuno gli ha mai chiesto di dimettersi. Chi sta pensando che nell'Udc i segretari li sceglie Berlusconi, allora non ha capito assolutamente nulla». Crede che ci possa essere un ripensamento? «Le dimissioni possono essere di due tipi: finte o vere. Queste mi sembrano proprio vere». Follini ha bacchettato anche lei, come ministro. Ha detto che siete dei ministri «appannati». «Ognuno la pensa come vuole. E siamo liberi anche di esprimere ciò che non appproviamo. Ma ho trovato ingeneroso rivolgere questo appunto ai ministri dell'Udc. È stato anche lui al governo anzi, era il leader della delegazione. Forse è mancato proprio il collegamento tra il partito e la delegazione di governo, per colpa di tutti e due». Lo scontro tra Follini e il premier è stato durissimo: l'ex segretario rimarrà nel partito e nella Cdl? «Follini è il punto di riferimento di un'area del partito, di una fetta d'opinione che voleva il cambiamento nell'Udc e nella Cdl. Un cambiamento che non c'è stato. Ma resta lui il punto di riferimento di questa corrente, piccola magari, ma che rimane una parte di elettorato importante, che non può vedere Berlusconi, ma vuole essere pure alternativa a Prodi. Follini rimarrà come punto di riferimento di questa fetta di Udc, che può essere piccola o grande. O anche di frontiera, ma resta e resterà sempre determinante».