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Tra le ipotesi una lista con il suo nome che raccoglie politici trasversali: da Leoluca Orlando a Scalfarotto

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Prodi all'ufficio di collocamento

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Ora che Berlusconi ha cambiato in corsa le regole della competizione elettorale il centrosinistra ha un nuovo grande problema. Che fare con Prodi? Chi se lo prende? Quale partito sarà la sua casa? La nuova legge elettorale praticamente è cosa fatta. Le certezze di vittoria stanno svanendo, le preoccupazioni a sinistra si moltiplicano, mentre Berlusconi è in grande ripresa. Ma così le primarie hanno ancora senso? Giuseppe Giulietti, il deputato diessino, coordinatore della campagna delle primarie, risponde sicuro: «Certo, anzi ora crescono di significato. Adesso c'è un motivo politico: dire no all'imbroglio elettorale». Però è cambiata la loro funzione. Le primarie dovevano risolvere la questione della leadership e lanciare Prodi alla conquista del Paese. Ora anche Arturo Parisi, che fortissimamente le ha volute, ammette che il loro valore è soprattutto un altro: «Sono la nostra prima prova di resistenza contro questo scempio istituzionale». Però anche se Prodi vince le primarie, il problema rimane. Il Professore non ha un partito suo, mentre Berlusconi può contare su Forza Italia, sicuramente il primo partito del centrodestra se non il primo in Italia. E allora gli uomini del Professore si sforzano di trovare delle soluzioni per attenuare il contraccolpo della fine del maggioritario ed evitare l'indebolimento di Prodi. Leader senza partito. Infatti Prodi teoricamente è dentro la Margherita, ma da tempo se ne sente fuori: non ha mai perdonato a Rutelli la fine della lista unitaria. Con i Ds, certo non può presentarsi. Li divide una storia. Da ex democristiano il Professore considera semplicemente assurdo candidarsi con gli eredi del partito comunista. Soluzione da scartare. Per questo nel suo entourage stanno ragionando su come trovare una soluzione forte per il Professore. Da parte sua Prodi, ha le idee chiare. Pensa a quei tre milioni di persone che alle ultime elezioni hanno votato solo al maggioritario. Sono tanti tre milioni di voti che non arrivano ai partiti. «Noi non possiamo rinunciare a quegli elettori — Prodi dice ai suoi — dobbiamo fare di tutto per non perderli». Allora si ragiona sulle strade possibili. La prima è rispolverare la lista unitaria, cercando di coinvolgere tutti i partiti del centrosinistra. Impresa davvero difficile. Bertinotti non ci pensa proprio, ma neppure gli altri «piccoli» la accetterebbero. In alternativa c'è una lista unitaria solo per il Senato di Ds, Margherita e Sdi. Questa ieri alla Camera sembrava l'ipotesi più praticabile però ai prodiani non convince davvero. Loro certo preferirebbero l'altra ipotesi, la lista del Professore. A Montecitorio circolano già i primi sondaggi. I prodiani li hanno commissionati e forse i numeri sono un po' troppo benevoli, ma insomma, si parla di un 15%. Ds e Margherita proprio non ci credono. Qualcuno sussurra «se arrivano al 10% è grasso che cola». Però loro sanno che i voti il Prof li prende proprio là e non sono contenti. E allora ha preso corpo anche un'altra soluzione. Prodi potrebbe fare una lista con esponenti degli altri partiti, in accordo con loro, sul modello della lista Marrazzo alle regionali nel Lazio. Ci sarebbe già il nome «Con Prodi» da contrapporre a «Forza Silvio». Il duello tra le due liste sarebbe tutto ciò che resta del maggioritario. Circolano pure i primi nomi da presentare: l'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Mario Lettieri deputato della Margherita. Ivan Scalfarotto, ora sfidante di Prodi alle primarie, si è già offerto. Ma in tutto ciò, la gente andrà ancora a votare alle primarie? Mancano tre giorni. L'attivismo per portare tantissimi domenica ai saggi non conosce soste. Oggi molti italiani hanno ricevuto la lettera dei loro deputati di collegio — ovviamente quelli di centrosinistra — con l'invito a votare alle primarie.

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