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Donne sull'orlo di una crisi di nervi «Abbiamo perso»

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E si consola con l'impegno che i partiti della Cdl hanno preso con le parlamentari: quando si faranno le liste per le politiche, le donne avranno i loro posti come se l'emendamento del governo fosse stato approvato. Dopo la rabbia per il «tradimento» consumatosi mercoledì, oggi è il giorno della riflessione. Ma è anche il giorno dei mal di pancia, acuito dall'aver dovuto ritirare l'emendamento che inseriva le quote rosa anche nelle elezioni per il Senato, e della resa dei conti, come sta a dimostrare l'intervento di Maura Cossutta, che polemicamente ha affermato in aula che ieri si sarebbe aspettata le dimissioni del ministro Stefania Prestigiacomo. In Transatlantico, come nel cortile dove i deputati escono a fumare tra una votazione e l'altra, ieri si sono formati i soliti capannelli, e l'argomento delle quote rosa ha tenuto banco. «Ma dimmi... tu ieri come hai votato?», chiede ad un deputato di Forza Italia Maura Cossutta usando un tono tra lo scherzoso ed il serio. «Ho votato come mi ha indicato il mio gruppo, quindi sì. Ma sono perplesso», le viene risposto. «Ecco», replica la deputata comunista, «vorrei parlare con le vostre mogli che dovrebbero usare un comportamento fermo con voi... Dietro ogni uomo che fa politica c'è sempre una donna, ed allora vedreste che di politica non ne potreste fare se le donne a casa si mostrassero meno collaborative...». Ma guai a parlare di commiserazione e di rinuncia: Adriana Poli Bortone (An) pensa già ad una soluzione possibile, quella di candidare nelle liste bloccate capilista donne. Battagliera Elettra Deiana, esponente del Prc, che pur non commentando i titoli dei quotidiani per non «apparire troppo femminista», di fronte alla debacle degli emendamenti rosa non esita a chiedersi: «Ma di cosa hanno paura gli uomini?». E ragionando a mente fredda l'esponente del Prc non se la sente di mettere alla gogna il ministro. «Il quadro è desolante, ma non credo che si debba arrivare a chiedere le dimissioni della Prestigiacomo. Certo, lei poteva fare di più. È un ministro debole che si trova in una coalizione dove non esistono le pari opportunità». È rimpallo delle accuse tra i Poli: dall'Unione partono gli attacchi con Romano Prodi che parla di «paura nel confronti del pericolo rosa», dalla maggioranza replica Isabella Bertolini che critica il centrosinistra per non aver «mai mosso un dito, in sei anni di governo, per la presenza femminile in Parlamento». Ha vinto «il maschilismo trionfante» degli italiani, ammette Altero Matteoli, ministro dell'Ambiente ed esponente di An. E Ignazio La Russa sottolinea che però quello delle quote rosa «è stato l'unico passo falso della maggioranza». Un passo falso perché la Cdl è «caduta in una trappola del centrosinistra». E a fine giornata in Transatlantico, a riforma elettorale approvata, nell'ultimo capannello questa volta con alcune giornaliste, il ministro Prestigiacomo è amareggiata: «È clamoroso, abbiamo perso una battaglia. Hanno perso le donne ed ha vinto un Parlamento maschilista. Si dovevano obbligare i parlamentari ad esporsi ed a parlare a viso aperto...».

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