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Berlusconi invita nella Cdl Udeur e Margherita

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«Troverei interessante che venissero nel centrodestra». Ma dai partiti arriva un «no» secco

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È solo uno dei discorsi che ieri, in una giornata politicamente intensa, il premier Silvio Berlusconi ha affrontato tra una seduta alla Camera e qualche colloquio con i cronisti. La risposta non ha tardato ad arrivare, un secco «no» da entrambi i partiti, non senza un velo di critica agli alleati quello pronunciato da Clemente Mastella. Parla del centrodestra il presidente del Consiglio, e non ha lasciato troppo spazio all'immaginazione nell'affermare che nel 2007 non sarà «un semplice privato». Confermato, quindi, un ruolo in primo piano nel mondo della politica. Capitolo riforme, Berlusconi è soddisfatto. Soddisfatto, in particolare, della coesione della maggioranza dimostrata nella difficile situazione di questi giorni alla Camera. E questa collaborazione porterà «ad approvare tutte le importanti leggi che sono all'attenzione del Parlamento. Vogliamo terminare la legislatura avendo realizzato quasi il 100% del programma», ha auspicato. A chi gli chiedeva se i rapporti con l'Udc fossero buoni, il premier ha risposto sicuro: «All'interno della coalizione, su questi temi importanti, c'è un accordo fermo». E poi, se c'è un argomento che sta a cuore al Cavaliere, è quello della modifica della par condicio. Ma non si sbilancia, e spiega: «Per ora non è stata discussa con gli alleati. Non lo escludo, ma non lo posso confermare». Prima di esprimere il suo parere sulla riforma elettorale, Berlusconi parla delle prossime elezioni politiche, che non subiranno «uno slittamento a maggio perché poi deve esserci il tempo per le amministrative, che non si possono tenere nel mese di giugno, in cui molte famiglie italiane con la fine delle scuole, portano i figli al mare. L'ipotesi non è mai arrivata sul tavolo», spiega. Elezioni che dice di non temere: «Dal 1946 a oggi, gli italiani non hanno mai dato la maggioranza alla sinistra e ai protagonisti che vengono dalla tradizione comunista, anche nel '96 abbiamo avuto, senza la Lega, 350 mila voti in più». Quindi si rivolge al centrosinistra, che ha atteggiamenti «faziosi», dopo una giornata di fuoco alla Camera: «Andiamo avanti sereni per una modifica del sistema elettorale che rappresenti veramente la volontà dei cittadini e che non si presti a cambiamenti del voto in sede di scrutinio e possa garantire, attraverso il premio di governabilità la stabilità di governo del Paese». Con l'introduzione del proporzionale, sostiene poi il premier, si metterà fine alle trattative di fuoco che impegnano i partiti di una coalizione per la scelta dei candidati in ogni collegio. «Questa riforma elettorale — assicura il Cavaliere — è assolutamente giusta. Non c'è nulla che può considerarsi antidemocratico. Sono sempre stati i partiti a determinare i candidati dei collegi». E come sempre, non manca l'ottimismo riguardo la situazione economica italiana, che «induce a un relativo ottimismo», perché «il Pil è aumentato dello 0,7%, è incrementata anche la fiducia dei consumatori e delle imprese, le esportazioni sono cresciute del 6% mentre le importazioni del 5% e ci sono più ordinativi nel settore industriale».

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