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Il ministro Prestigiacomo

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«Voto palese o abbiamo già perso»

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Stefania Prestigiacomo, ministro delle Pari Opportunità, in Transatlantico è più protagonista che mai visto che due degli «emendamenti-mina» dell'opposizione parlano proprio delle quote rosa, anche se quello presentato da Chiara Moroni, alla fine viene ritirato. Anche la Cdl ha presentato un emendamento sull'argomento, secondo il ministro molto più ragionevole. «Non riusciremo a ottenere il 50% subito, quindi cerchiamo di puntare almeno ad una proporzione 1 a 4 almeno per ora. Mantenendo una crescita delle percentuale nel 2011, fino a un terzo di donne nelle liste», sostiene il ministro, che sottolinea come in ogni caso in questo modo già FI e Ds raddoppierebbero la presenza femminile. «Io ho già convinto Fini e Berlusconi su questo argomento - aggiunge il ministro - ora spetta al Parlamento. In mancanza di voto palese, però non ho molte speranze di riuscita». Per la Prestigiacomo è una priorità quella del voto palese e si augura che «anche le donne dell'opposizione lo chiedano». Di donne in politica a Montecitorio si chiacchiera anche altrove. Un nutrito gruppo di associazioni femminili, ieri hanno scritto al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini per chiedergli di impegnarsi su due punti fondamentali: il voto palese e l'alternanza uomo-donna nelle liste elettorali. Alle numerose parlamentari, di entrambi gli schieramenti, (Gloria Buffo, Erminia Mazzoni, Daniela Santanchè, Alessandra Mussolini, Livia Turco e Maura Cossutta), le associazioni, che vanno dalle imprenditrici alle sigle storiche del femminismo, hanno chiesto in sostanza che il Parlamento adotti una norma che recepisca i principi sanciti dall'articolo 51 della Costituzione, che garantisce pari opportunità nell'accesso alle cariche elettive per donne e uomini. Se dovesse essere varata la riforma elettorale in senso proporzionale, le associazioni ribadiscono inoltre la necessità di stabilire, nelle liste, l'alternanza di genere. Qualora, invece, dovesse rimanere il vigore l'attuale sistema elettorale, chiedono nella lista proporzionale l'alternanza e nei collegi uninominali la presenza del 50% di donne. Dagli interventi delle parlamentari presenti, però, è emersa chiara la differenza tra i due poli. L'Unione punta al 50% di donne in lista, e ha presentato un emendamento che prevede l'alternanza uomo-donna; ne ha depositato anche un secondo, che propone una soglia inferiore, del 33%, in sintonia con le direttive europee. La Cdl, invece, ha presentato un emendamento che prevede un minimo di 33% di donne in lista. Il Comitato di pressione per le leggi paritarie però ritiene «assolutamente inaccettabile la proposta che la Cdl intende sostenere di una quota del 20% di candidate donne disposte nell'ordine quattro uno, quattro uno». Una proposta che, di fatto, «diminuirebbe anzichè aumentare le donne in Parlamento». Giu.Cer.

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