I franchi tiratori sparano solo sull'Unione
Cdl compatta nella prima giornata di voto sulla riforma elettorale. Berlusconi: «Sta cambiando il vento»
I «buttadentro» della Cdl sono molto più bravi ed efficienti dei tecnici dell'Unione che hanno studiato per giorni a tavolino le strategie per bloccare l'iter della legge elettorale. Ostruzionismo, polemiche plateali, interventi personali, insulti, richiami diretti in Aula agli eventuali «indecisi» del centrodestra e controllo stretto dei propri possibili «franchi tiratori»: a nulla sono serviti ieri per bloccare i lavoro della riforma voluta a tutti i costi dalla Cdl. La maggioranza alla fine si è presentata compatta alle prime votazioni e ha spiazzato l'Unione che pronosticava un «tradimento» in massa di circa 30-35 franchi tiratori «antiproporzionalisti» nella Cdl. E invece è andato tutto liscio o quasi, con un pugno di franchi tiratori che non hanno creato problemi alla votazione. «C'è stata una ottima prova di lealtà della maggioranza che qualche volta in passato si è divisa su alcuni temi particolari....Ragazzi, sta cambiando il vento, e possiamo vincere. Siamo tornati al clima di cinque anni fa», commenta il premier che nella lunga maratona a Montecitorio ha affrontato anche un feroce battibecco con Dario Franceschini della Margherita e si è storto una caviglia in Aula scendendo dai gradini del governo. Prima di recarsi al Sistina per vedere Montesano conferma però che anche oggi seguirà i lavori dell'Aula. La sua presenza infatti funziona da collante per la maggioranza al completo. Gli assenti erano in missione o malati, ma comunque «giustificati». Tutti presenti gli uomini di FI, An, Udc e Lega. Fin dalle prime ore della mattina i leader dei partiti, i ministri e i deputati più noti, i big insomma, da Fini a Follini fino alla Prestigiacomo e Calderoli, ma anche i peones, richiamati dall'urgenza di far passare una legge che può significare la vittoria elettorale e di conseguenza segnerà il futuro di tanti di loro. Passa la legge, probabilmente si resta, non passa, si va tutti a casa. Questo forse lo stimolo più forte, a parte le telefonate e la ventilata promessa «a chi non dovesse venir ricandidato» di una sorta di riqualificazione in aziende pubbliche e private. Ma bastano i richiami dei vari «buttadentro», incaricati di tener d'occhio chi esce dall'Aula solo per fumarsi una sigaretta o prendere una boccata d'aria. Berlusconi siede al centro dei banchi del governo tra il ministro dell'Interno Beppe Pisanu e quello delle Riforme Roberto Calderoli. Ma non c'è posto per tutti. Così sono molti quelli che, come Giulio Tremonti e Stefania Prestigiacomo, pur di votare devono sedersi accanto ai colleghi deputati. La tensione in Aula è palpabile. Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini invita più volte alla calma. Ma non mancano botta e risposta e cori da stadio. Quando Dario Franceschini (Dl) ad esempio ricorda al premier, a Fini e a Casini le frasi che avevano pronunciato nella scorsa legislatura contro il tentativo dell'allora maggioranza di cambiare la legge elettorale. Berlusconi non resiste e con tanto di mano tesa accanto alla bocca grida: «È falso! È falso!». Ma Franceschini insiste: «È tutto vero, andate a consultare l'archivio storico dell'Ansa...». Al primo voto, la maggioranza boccia le pregiudiziali dell'Opposizione. I no sono 326 (270 i sì) e al secondo 325 (i sì 272). La maggioranza applaude, ma l'Unione protesta. In Aula scoppia il putiferio quando Calderoli svela che la Cdl controlla i voti tramite il sistema del «dito anulare». I poli litigano anche sul numero dei franchi tiratori. Per la Cdl i «traditori» sono nelle file dell'Unione. Per l'opposizione è il contrario. In realtà hanno ragione entrambi. Nelle prime due votazioni sulle pregiudiziali è la Cdl che ha prima una e poi tre defezioni. Nell'ultimo voto segreto di invece è l'Unione che conta ben sei «franchi tiratori». Rispetto al voto palese sulla richiesta sospensiva, alla votazione segreta hanno partecipato cinque deputati in più dell'Unione. Stesso discorso vale per le «truppe» della Cdl, incrementate di 3 unità. L'Unione avrebbe dovuto schierare nel voto segreto per l'emen