Una vicenda che ricorda il caso Baffi
L'indagine su Antonio Fazio richiama alla memoria il precedente del 24 marzo 1979, quando la procura di Roma incriminò il governatore Paolo Baffi e fece arrestare Mario Sarcinelli, responsabile delle Vigilanza, accusandoli di interessi privati in atti d'ufficio e favoreggiamento per non avere avviato un'ispezione sui finanziamenti alla Sir di Rovelli. Il pm Luciano Infelisi e il giudice istruttore Antonio Alibrandi firmarono un provvedimento talmente clamoroso che 147 economisti solidarizzano in un pubblico appello coi due imputati. Solo nel 1981 Baffi e Sarcinelli vennero completamente prosciolti dalle accuse. Alibrandi fece arrestare Sarcinelli, concedendogli dopo un mese la libertà provvisoria. Successivamente, il vicedirettore generale di via Nazionale si vide annullare il mandato di cattura per insufficienza di indizi. Nella relazione di Alibrandi, fatta dopo una ispezione compiuta al Credito industriale sardo, si affermava che il finanziamento era stato concesso senza istruttoria, e che la Sir-Rumianca aveva impedito ogni accertamento sulla sua consistenza patrimoniale. Inoltre, si spiegava che il credito era stato dato dopo la scadenza del termine di utilizzazione del fido e che il Cis aveva erogato somme addirittura superiori a quelle richieste dalla società. Secondo l'accusa Baffi e Sarcinelli avrebbero omesso di trasmettere la relazione all'autorità giudiziaria per proteggere se stessi e le altre persone rimaste coinvolte nell'inchiesta sui crediti agevolati per tremila miliardi ottenuti dalle società del gruppo Sir. Ma Baffi e Sarcinelli si difesero affermando che, il primo come Governatore, il secondo come capo dell'Ufficio vigilanza della Banca d'Italia, non avevano il dovere giuridico di informare la magistratura. I due imputati sostennero quindi la regolarità della procedura che si concluse con l'archiviazione della relazione sul Cis disposta dal Governatore.