Con la Riforma la Cdl recupera ma non vince
Ma mentre con il maggioritario la partita sembrava chiusa, adesso potrebbe riaprirsi. È questo il senso di una nuova elaborazione, completata appena ieri sera, dal servizio studi della Camera. L'analisi, in pratica, simula gli effetti della nuova legge elettorale (il cui iter nell'aula di Montecitorio inizierà stamattina) prendendo come base le elezioni Politiche del 2001, le Europee 2004 e le Regionali 2005. Ebbene, in estrema sintesi, con i dati del 2001 e con quelli del 2004 Berlusconi vincerebbe di nuovo anche alle prossime Politiche; con i dati del 2005, invece, il successo andrebbe a Romano Prodi. Nel dettaglio, poi, i risultati cambierebbero di molto i rapporti di forza all'interno delle coalizioni: per esempio, Forza Italia sarebbe meno forte all'interno della Cdl. Ma c'è un ma. Come nel 2001. Se si ripetessero i risultati delle scorse Politiche, con la nuova legge vincerebbe di nuovo il centrodestra 52,5% a 47,5%. La Cdl si aggiudicherebbe 324 seggi che, con il premio di maggioranza, salirebbero a 340 (l'Unione ne avrebbe 293, ridotti poi a 277). Di questi 197 andrebbero a Forza Italia (oggi ne ha 168), ad An 80 (94), alla Lega 26 (26) mentre alla Lista Pannella-Bonino 15, visto che nel 2001 era alleata con la Cdl. De Michelis non entrerebbe in Parlamento. Sul fronte del centrosinistra, invece, ai Ds andrebbero 108 seggi (oggi sono 130), alla Margherita 95 (80), Rifondazione comunista vedrebbe triplicare gli attuali 11 deputati. Di Pietro invece avrebbe una truppa di 25 deputati. Anche D'Antoni, con la sua Democrazia europea, potrebbe contare su 16 deputati. Come nel 2004. Con gli stessi voti, nuova vittoria della coalizione berlusconiana: 50,9 a 49%. Tradotto in seggi, significherebbe 313 (che salirebbero a 340 con il «premio») a 304 (che si ridurrebbero a 277). Ma in questa nuova simulazione scende il peso di Forza Italia, cresce quello dei piccoli. Gli azzurri infatti si aggiudicherebbero 157 seggi (168), An 87 (94), la Lega 37 (26). Il partito di Follini, invece, vedrebbe raddoppiare i seggi, anche perché ha raddoppiato le percentuali negli anni: 44 deputati. Nelle file del centrosinistra la situazione è più complessa, perché alle ultime elezioni Europee, Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani europei si sono presentati sotto l'unico simbolo di Uniti nell'Ulivo. Ebbene, l'Ulivo, se comparisse anche nel 2006, otterrebbe 195 seggi (oggi ne ha 221). Salirebbe ancora Rifondazione comunista, che potrebbe contare 38 deputati. Avrebbero proprie truppe anche altri partitini: 15 seggi i Comunisti Italiani, 16 Pecoraro Scanio, 13 Di Pietro; Mastella resterebbe fuori. Come nel 2005. Situazione ribaltata con i dati delle elezioni della primavera scorsa, all'Unione 53,3% e 329 seggi (340 con il «premio»); alla Cdl il 46,7% e 288 seggi (che scenderebbero a 277). Nella ripartizione interna, l'Ulivo salirebbe a 245 seggi (221 oggi), ma sarebbe comunque ostaggio di Rifondazione e di altri tre partitini. Bertinotti infatti otterrebbe 39 deputati (oggi sono 12), Diliberto e Cossutta 19 (10), i Verdi 19 (7) e l'Udeur 18 (14). Ma c'è un ma. Nell'analisi vengono messe in risalto non solo le percentuali e i seggi, ma anche i voti nudi e crudi. Non è un caso. Perché c'è una grande differenza. Alle scorse Regionali hanno votato 29 milioni di italiani, alle Europee del 2004 32 e mezzo, alle Politiche del 2001 poco più di 37. Ciò significa che tra le prime e le ultime ci sono circa 8 milioni di votanti in più. È possibile che la maggiore affluenza alle urne, che dovrebbe ripetersi alle prossime politiche, avvantaggi il centrodestra. L'elettorato berlusconiano, e quello moderato in genere, è piuttosto pigro e non vota sempre. Ma alle Politiche non manca.