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Bankitalia, gli ispettori tifavano per Fiorani

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I servizi di vigilanza segnalarono le carenze patrimoniali ma non si opposero alla scalata di Lodi

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Nessuno, compresi gli ispettori della Banca d'Italia Clemente e Castaldi (che avevavo evidenziato i limiti patrimoniali della Banca di Lodi), aveva espresso parere negativo. Anzi, pure nella relazione più critica dei servizi di vigilanza era scrito nero su bianco: «Si ritiene che il progetto di acquisizione del controllo dell'Antonveneta da parte di Lodi porterebbe alla costituzione di un gruppo di assoluto rilievo nazionale e può essere considerato, sulla base delle informazioni allo stato disponibili, compatibile con una sana e prudente gestione». È su questa base, contenuta nella memoria difensiva presentata ieri dal governatore, che Fazio ha risposto ieri alle domande dei magistrati. Un interrogatorio durato cinque ore e che secondo fonti vicine all'inchiesta sarebbe stato definito «soddisfacente» dai Pm. Al termine del faccia a faccia, il difensore di Fazio, Franco Coppi, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ma vista la durata dell'incontro è evidente che Fazio abbia risposto a tutte le domande dei giudici. E oltre alla memoria scritta (12 pagine) consegnata in tribunale, avrebbe annunciato la consegna di nuovi documenti. Nessun abuso. Pur a conoscenza dell'apertura di indagini giudiziarie a carico di Fiorani e del direttore centrale della Vigilanza di Palazzo Koch, Frasca, Fazio ritenne suo dovere istituzionale concedere (l'11 luglio scorso) l'autorizzazione richiesta dalla Bpi (nuovo nome delle Popolare di Lodi) ad acquisire una partecipazione superiore al 50% di Antonveneta. A patto però che si rispettassero alcune rigide prescrizioni. Tra l'ex Lodi e BankItalia - ha riferito Fazio - c'era stato d'altronde un intenso scambio di informazioni e da questo carteggio «era nata una nota informativa, corredata da un piano industriale di notevole interesse, trasmesso ai competenti servizi di Vigilanza sugli enti creditizi e Concorrenza, che l'hanno esaminata approfonditamente, sia sotto il profilo strategico, sia sotto il profilo della sostenibilità patrimoniale dell'operazione, riassumendo le loro valutazioni in un appunto datato 28 aprile 2005, a firma dei responsabili dei servizi Clemente e Castaldi». E in quel documento «è agevole constatare il giudizio ampiamente favorevole espresso dai responsabili dei servizi sul progetto di acquisizione presentato da Bpl». Quanto al piano industriale, inoltre, lo stesso giudizio degli ispettori ammetteva che «il progetto era di grande impegno e di non facile realizzazione, ma il profilo industriale presentava aspetti di rilevante interesse». Si ammetteva, dunque, che le economie conseguibili erano «di sicuro interesse» e di dava atto che «nel passato la Popolare di Lodi aveva dimostrato di saper gestire con efficacia processi di concentrazione aziendale, anche rilevanti». Quindi «la Bpl appariva in grado di condurre in porto il processo di integrazione organizzativa con il gruppo padovano» e ricavare importanti sinergie. Sotto questo aspetto, anzi, il piano italiano era più convincente di quello presentato dall'Abn Amro «che si muoveva invece sul piano dell'acquisizione e dell'assorbimento dell'Antonveneta». Porte aperte ad Abn. Le offerte di Lodi e degli olandesi erano quindi molto diverse. Per questo - ha scritto Fazio nella sua memora difensiva - le riserve e le contestuali richieste di chiarimento formulate dalla Banca d'Italia ad Abn «nulla hanno a che vedere con una pretesa aspirazione alla tutela della "italianità del sistema" (da cui deriverebbero inaccettabili discriminazioni basate sulla nazionalità dei richiedenti), ma rispecchiano alcune obiettive carenze del progetto industriale di Abn - solo parzialmente colmate con le precisazioni ed integrazioni successivamente inviate alla Banca d'Italia - soprattutto se rapportate alle caratteristiche del piano industriale presentato dalla Banca Popolare Italiana».

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