di LAURA DELLA PASQUA «TREMONTI è riuscito in un doppio miracolo, quasi quasi mi fa concorrenza» la ...
Il doppio miracolo a cui il premier alludeva era aver messo tutti i ministro d'accordo su un testo messo a punto a tempo di record e soprattutto aver riguadagnato al governo la simpatia della Confindustria. È innegabile che da un mese a questa parte i rapporti tra il governo e il mondo industriale sono cambiati. All'interno di Forza Italia, attribuiscono la svolta alla regia di Tremonti che anche quando è stato costretto a farsi da parte per lasciare la poltrona a Siniscalco, non ha mai smesso di tessere la trama delle relazioni con gli industriali. Ma soprattutto non ha mai mollato di un centimetro la sua campagna anti-Fazio. Una posizione questa che è rimasta gradita agli industriali. Sicchè non è un caso che a pochi minuti dall'ufficializzazione del rientro di Tremonti al ministero dell'Economia, Montezemolo abbia subito avuto parole di compiacimento e di congratulazioni. E non si è trattato di un fatto formale. Montezemolo ha alzato il telefono e ha chiamato Tremonti per fargli le congratulazioni. E i contatti non sono finiti lì. Anzi si sono intensificati alla vigilia della Finanziaria che nella parte sul costo del lavoro è stata scritta quasi a quattro mani tra Tremonti e Montezemolo. «Cosa preferisci Luca, l'Irap o il costo del lavoro?» gli ha chiesto il vicepremier prima di portare in Consiglio dei ministri la manovra, lasciando a Montezemolo la scelta. Risultato: mentre un anno fa il presidente della Confindustria bocciava senza riserve la manovra («non ci sono investimenti e manca un obiettivo chiaro») e stabiliva un asse con i sindacati, ora è tutto miele e zucchero verso Tremonti. Non importa che il taglio dell'Irap è stato rinviato mentre prima sembrava una questione vitale per le imprese, perchè la Confindustria è riuscita comunque a portare a casa un risultato che è la riduzione del costo del lavoro. Il presidente degli indutriali del Sud Ettore Artioli si è lasciato andare subito a commenti favorevoli. Il taglio del costo del lavoro interessa soprattutto il Mezzogiorno che non avrebbe invece beneficiato della riduzione dell'Irap. Ma di certo non posso essere stati gli attacchi di Tremonti a Fazio a cui è seguita la sfiducia di Berlusconi al Governatore della Banca d'Italia, nè un capitolo della Finanziaria, a rendere più docile la Confindustria verso il governo. C'è dell'altro. La strada del riavvicinamento tra Confindustria e governo comincia dal convegno di Cernobbio all'inizio di settembre. Berlusconi attacca i castrofismi della sinistra, smentisce l'ipotesi di elezioni anticipate e nonostante i tormenti dell'Udc, rilancia l'immagine di una coalizione che riesce a procedere unita fino a fine legislatura. La sinistra dell'Unione può dire altrettanto? Le primarie fanno suonare un campanello d'allarme a viale dell'Astronomia. Si riaffaccia il pericolo-Bertinotti. Emergono inoltre alcune critiche alla legge Biagi che la sinistra vorrebbe modificare ma che a Confindustria sta a cuore. Quando poi un fondo di Sergio Romano sul Corriere della Sera, invita a non dare per certa la vittoria della sinistra ma a considerare l'eventualità di un colpo d'ala del Cavaliere all'ultimo minuto, ce n'è abbastanza per consigliare alla Confindustria un atteggiamento prudente. La consegna a viale dell'Astronomia è di non appiattirsi su Prodi che ancora non ha portato a casa la pelle dell'orso. La verifica di questo mutato atteggiamento viene a Capri, al tradizionale appuntamento con i giovani industriali. Casini attacca Prodi che lo ha accusato di non essere neutrale sulla legge elettorale. Al professore, il presidente della Camera replica ricordando che quando era ancora a capo della Commissione Ue accettò l'incarico di leader dell'Unione. E subito incassa un lungo applauso dai giovani. È l'ennesimo segnale che il clima è cambiato. Ieri infine un'altra conferma. Inaspettatamente Montezemolo attacca il maggioritario che, dice, «non funziona perchè consente poteri di veto alle ali estreme degli schieramenti». È l'