Sinistra senza ricambio, «pesca» solo dallo spettacolo
E il rifiuto sta lasciando dietro di sé una scia di singhiozzi e di speranze perdute da parte dell'Unione sia in Sicilia sia fuori: «Solo con lui potevamo vincere. Adesso ci tocca Claudio Fava, e Cuffaro si sfrega le mani dalla gioia che Superpippo ha detto no». Ma la ricerca continua. Non c'è personaggio televisivo, vip dello spettacolo, artista vero o presunto che non sia inseguito in queste ore per prestare la propria faccia e la propria voce alla causa del centrosinistra, impegnato nelle primarie e poi nelle politiche. Volti famosi, positivi e rassicuranti. Da Veronesi il salvatore di vite, al re della televisione nazionalpopolare. Ma non solo. Roberto Benigni viene corteggiato in tutti i modi: bisogna convincerlo ad andare alla manifestazione di domani contro il governo o almeno a prestare il suo volto in sostegno alla candidatura di Prodi alle primarie. Beppe Grillo è l'eroe della sinistra, lanciato dai giornali, adorato per le sue battaglie solitarie. Sembra che lo candiderebbero pure alla presidenza della Repubblica. Una volta Prodi disse: dieci, cento, mille Lilli Gruber. Insomma va bene il professionismo politico, però dalle parti dell'Unione sembrano sempre piu convinti che un personaggio noto faccia davvero la differenza. Certo nelle elezioni amministrative si è sempre fatto. Puntare su candidature di donne e uomini famosi ma lontani dalla politica è stata una pratica anche del centrodestra (per esempio a Bologna con Guazzaloca, a Milano con Albertini e Ombretta Colli). Però il centrosinistra applica questa strategia ormai quasi sistematicamente. Ma non è una specie di berlusconismo soft, usare i personaggi tv per vincere le elezioni? Risponde Luca Ricolfi, il sociologo che ha dedicato un libro allo snosbimo della sinistra («Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori»), «Non credo che sia questa l'idea. Certo si scelgono persone famose per avere una vittoria facile. Però quando Berlusconi è entrato in poltica aveva un progetto molto chiaro, mentre questi personaggi non hanno proprio idee, di fatto prestano semplicemente la loro faccia». Nel 2001 Giuliano Amato disse: «Le elezioni non sono un concorso di bellezza». Voleva rispondere a chi era convinto che lui non avesse le qualità televisive da candidato premier. In effetti il centrosinistra per limitare la sconfitta annunciata scelse il «bello guaglione» Francesco Rutelli. E ci riuscì. Meglio allora una faccia che funziona o un buon progetto? Il dubbio continua a logorare i dirigenti dell'Unione. Forse la sinistra sceglie di candidare personaggi conosciuti per apparire meno snob e più vicina alla gente? «Sicuramente - risponde Ricolfi - le persone scelte nella società civile almeno hanno il dono di non parlare in codice. Salvo poi che una volta elette queste stesse persone rapidamente assumono tic e comportamenti tipici dei politici di professione» Se per Prodì le primarie sono «un momento importante, di partecipazione di democrazia» perché a una settimana dal voto il problema più grande sembra riuscire a portare alla manifestazione di domenica Roberto Benigni? Anche il Professore si è convinto che non può vincere Berlusconi senza il bacio di investitura del regista italiano più amato nel mondo? Insomma, si fa un gran parlare del grandioso significato democratico delle primarie e poi alla fine si capisce che per molti le vere primarie le fa la tv: chi fa più share è il candidato giusto.