«UN PROVVEDIMENTO iniquo, che solleva evidenti dubbi di costituzionalita».

«I reali valori delle quote detenute dalle banche - si legge in una nota - sono decisamente più alti di quelli indicati nel provvedimento». «Ferma restando la priorità assoluta di salvaguardare l'indipendenza della Banca d'Italia - prosegue la nota di Palazzo Altieri - l'Abi ribadisce che i reali valori delle quote detenute dalle banche sono decisamente più alti di quelli indicati nel provvedimento, in contrasto con il giusto indennizzo che la Costituzione prevede negli articoli che disciplinano la natura della proprietà privata ed il suo esproprio». Quindi, «se il provvedimento varato in Senato fosse confermato dall'altro ramo del Parlamento sarebbe in contrasto con il dettato costituzionale». Pur continuando a ritenere «importante e urgente» l'approvazione del ddl risparmio, l'Abi ribadisce che questa «non può avvenire sottraendo alle banche le quote di capitale della Banca d'Italia detenute, sulla base di cifre stabilite in maniera poco ragionevole rispetto ai reali valori desumibili dal bilancio della stessa banca centrale». L'Abi ribadisce infine che «un provvedimento di tale importanza ed entità necessita di un dibattito più approfondito e sereno che non potrà mancare quando il provvedimento approderà alla Camera». L'ultima volta che l'Abi aveva lanciato un allarme di questo tipo era accaduto il 25 settembre scorso: «Le banche sono disponibili ad uscire dal capitale della Banca d'Italia, ma è assolutamente fondamentale mantenere l'indipendenza della banca centrale come fatto finora».