Con la tassa anti-Ricucci solo spiccioli
Avrebbe dovuto essere una sorta di tassa anti-Ricucci, di deterrente alle speculazioni in Borsa, e invece alla fine, dopo tante polemiche la montagna ha partorito un topolino. Il decreto legge approvato nell'ambito della Finanziaria introduce all'art.5 un cambiamento al regime fiscale delle plusvalenze che, secondo le previsioni di incasso, si rivela poco profittevole per le casse dello Stato. O almeno dopo tanti proclami contro le scalate c'era chi si aspettava un intervento più incisivo. Ma il ministro Tremonti ha deciso alfine di usare la mano morbida per evitare di imbrigliare il mercato borsistico. E in effetti il provvedimento incide in misura limitata rispetto al complessivo importo delle plusvalenze. L'effetto è che nonostante il provvedimento abbia la corsia d'urgenza del decreto, l'incasso per lo Stato sarà modesto. Ma vediamo innanzitutto cosa dice la relazione tecnica. Due sono le modifiche apportate all'attuale regime di tassazione: le plusvalenze sono tassate al 5%, ovvero la plusvalenza realizzata è esente fiscalmente al 95% del suo ammontare e non al 100% come previsto prima. Questo significa che la plusvalenza concorre al reddito per il 5%. Una percentuale bassa e che, come vedremo avanti, dà scarso gettito. Seconda modifica è che per poter beneficiare del regime dell'esenzione, ilperiodo minimo di possesso delle partecipazioni sale da 12 a 18 mesi. Nel caso invece di emersione di minusvalenze resta fermo il perdiodo di 12 mesi. Pertanto, si legge nella relazione tecnica, «la modifica ha l'effetto di attrarre a tassazione le eventuali plusvalenze realizzate dal 13° al 18° mese di possesso». L'obiettivo è di colpire fiscalmente le partecipazioni possedute per un breve periodo di tempo e che quindi hanno un carattere speculativo. Nella relazione si dice che il provvedimento «incide in misura limitata rispetto al complessivo importo delle plusvalenze ed è quantificato prudenzialmente sulla base di una percentuale del 3% del totale stimato delle plusvalenze relative a partecipazioni esenti». C'è poi il caso della tassazione della quota di plusvalenze che si riferisce a partecipazioni svalutate prima dell'entrata in vigore della riforma fiscale. Ora vediamo quanto lo Stato conta di incassare da queste misure. Per il 2006 le stime indicano un gettito di 36,4 milioni di cui 21,7 milioni tassando le plusvalenze al 5% e 14,7 milioni allungando il periodo di possesso delle partecipazioni per aver diritto all'esenzione. Nel 2007 il gettito di cassa sale a 242,2 milioni di cui 71,9 milioni dalla prima modifica, 52,5 milioni dalla seconda e 117,8 dal trattamento fiscale delle partecipazioni svalutate. L'incasso però scende nel 2008 quando la tassazione frutta 147,3 milioni. La relazione tecnica valuta anche il gettito in termini di competenza. Quindi per la tassazione del 5% il recupero di gettito di competenza annuo è stimato in 12,4 milioni per il 2005 e 46,4 milioni dal 2006. Per il requisito di possesso per 18 mesi il gettito di competenza 2005 è di 8,4 milioni mentre dal 2006 è pari a circa 33,6 milioni. È invece di 67,3 milioni il gettito di competenza 2006 e 2007 per le partecipazioni svalutate.