Tassa sul tubo, Eni all'attacco: è illegale
Scoppia la bufera sull'imposta a carico delle grandi reti di trasmissione di energia
Snam Rete Gas, la società dell'Eni che gestisce i gasdotti, parla di «illegalità», di «misura sproporzionata» in quanto comporterebbe il venir meno delle più elementari condizioni di economicità dell' azienda, e annuncia «qualsiasi azione» volta a tutelare i propri interessi e quelli dei suoi 130 mila azionisti. Costoro «hanno acquistato le azioni della società assimilandone i rendimenti attesi a quelli di una obbligazione di lungo termine in quanto la società opera in un sistema con ritorni definiti ed assicurati dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas». Una linea d'attacco condivisa anche da Terna che sottolinea il possibile «danno rilevante per i propri azionisti» in quanto la tassa «modifica il profilo di rischio dell'azienda». Terna, da mercoledì scorso (giorno in cui si è cominicato a parlare di tassa sul tubo) ad oggi ha perso in Borsa il 13%, pari ad una capitalizzazione bruciata di 520 milioni di euro. Tenendo conto che Terna ha circa 200 mila azionisti, ognuno ha visto bruciarsi il suo capitale di circa 2600 euro. Terna poi lancia l'allarme sicurezza: la tassa metterebbe infatti a «rischio il piano di investimenti da 2,2 miliardi, già approvato, per il rafforzamento della rete e del sistema». Ed annuncia, anche lei, azioni di tutela, «in tutte le sedi dei propri interessi». Intanto il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti torna a tranquillizzare ribadendo che la nuova tassa non graverà sulle bollette, gli esperti di settore insistono sul rischio di un trasferimento del peso della tassa sulle tariffe finali. L'Antritrust lascia intendere la possibilità di una segnalazione al Parlamento sull'argomento. Intanto le due società a cui fanno capo le grandi reti di trasmissione - Snam rete Gas e Terna - continuano a perdere terreno in Borsa e mettono in archivio la sesta seduta negativa consecutiva lasciando sul terreno, in meno di una settimana, circa il 7% del valore delle proprie azioni. Terna ieri ha archiviato un altro calo del 2,10% con il prezzo di riferimento a 2,09 euro, il 6,77% in meno di una settimana fa mentre SnamReteGas ha chiuso a 4,69 euro (-1,64%) mettendo a segno una flessione del 6,2% sulla chiusura di 7 giorni fa. Enel, da mercoledì ad oggi ha perso il 3,5%, pari ad una capitalizzazione bruciata di circa 1,5 miliardi di euro, pari a circa 600 euro per ciascuno dei 2,5 milioni di azionisti. Il mercato ha accolto con sfavore l'indicazione contenuta in Finanziaria, fanno notare analisti di primarie banche d'affari ed operatori di Borsa sottolineando che si tratta di un «attacco al sistema delle utility italiane da parte di un Governo che non dimostra rispetto verso gli investitori». Dopo l'allarme bollette, arrivato dal Rie di Bologna che stima un impatto inevitabile - visto il meccanismo di formazione dei prezzi dell'Authority basato sul price-cap e la redditività - in una misura intorno all'1% in più sulle bollette, si apre un altro fronte, quello dell'emergenza-sicurezza. A due anni dal blackout che ha visto tra i principali imputati anche una rete sottodimensionata, per la quale servono ingenti investimenti di sviluppo, dopo Terna anche l'Assoelettrica evidenzia infatti come il «nuovo onere ridurrebbe fortemente la redditività delle imprese interessate con inevitabili conseguenze negative sul fronte degli investimenti, mettendo anche a repentaglio il mantenimento degli attuali standard di manutenzione e quindi di sicurezza del sistema».