Legge elettorale, bastano 31 voti a farla saltare

Alfredo Mantovano (An) e Antonio Marotta (Udc) entrano alla Camera in sostituzione di Gennaro Malgieri (nuovo consigliere nel consiglio di amministrazione Rai) e Antonio Marzano (nominato presidente del Cnel) e vanno a rinforzare la truppa della Casa delle libertà a Montecitorio in vista dello scontro sulla riforma della legge elettorale. Il terreno è molto delicato, tanto che le speranze dell'Unione di affossare la riforma si basano ormai sull'ostruzionismo e sui franchi tiratori, che potrebbero diventare protagonisti in occasione dei voti segreti (pochi, in verità) che ci saranno in Aula. I parlamentari dell'opposizione, che assicurano la loro compattezza, stanno facendo e rifacendo i conti e i numeri sembrano parlare chiaro: per mandare a monte la legge proporzionale serve l'aiuto, nel segreto dell'urna, di una trentina di deputati della maggioranza. Ecco le cifre. I gruppi dell'opposizione contano attualmente 272 deputati. Il centrodestra può invece schierare 333 parlamentari: 169 di Forza Italia, 93 di Alleanza nazionale, 34 dell'Udc e 26 della Lega; a questi si aggiungono (tutti nel gruppo misto) un repubblicano, 3 deputati del Nuovo Psi, 2 dei liberaldemocratici e 3 della Dc di Gianfranco Rotondi. Vanno poi considerati alcuni parlamentari che siedono nel Misto e che non fanno riferimento a nessun gruppo: Vittorio Sgarbi, Filippo Mancuso, Publio Fiori, Antonio Serena, Vincenzo Canelli, Italo Sandi. Un totale di 611 deputati, escluso il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che tradizionalmente non partecipa alle votazioni. Una differenza, sulla carta (ed escludendo i sei «cani sciolti» del misto, che comunque peseranno), di sessantuno di voti. Ne bastano 31, o anche meno se aggiunti a qualche assenza tra le file della maggioranza, a far saltare il banco. Sempre che, malignano di rimando diversi esponenti del centrodestra, l'Unione riesca e presentarsi compatta fino all'ultimo «peone». Nei capannelli dei parlamentari dell'Unione, però, si nota un certo scetticismo sulla possibilità di smagliature nella maggioranza, tanto che Franco Marini (Margherita), chiacchierando con un collega, osserva: «Noi ci speriamo, ma sembrano così determinati...». E anche nelle considerazioni di altri deputati del partito di Rutelli e dei Ds sembra prevalere una certa preoccupazione. Anche se non tutto è perduto, come spiega il leader dell'Udeur Clemente Mastella: «Confido nel partito dei franchi tiratori, in quei "peones" che valuteranno nel segreto dell'urna se una nuova legge è per loro conveniente». E allora ecco la caccia «all'anello debole» della catena. «Speriamo nei folliniani e in qualche leghista - confida un deputato della Margherita - senza trascurare qualche collega di Forza Italia che, molto forte nel proprio collegio, teme di perdere il seggio». Ogni voto può diventare decisivo e il pallottoliere, nella storia del Parlamento, ha spesso riservato sorprese. In questa partita, dunque, ogni singolo deputato pesa veramente tanto. Ecco che, allora, i due nuovi arrivati Mantovano e Marotta, che saranno deputati solo per sei mesi, possono diventare determinanti per il risultato finale. E anche per gli equilibri che regoleranno la prossima legislatura.