Dopo i tagli un aiuto ai Comuni
Tremonti ribatte ancora alle polemiche sollevate dagli enti locali che, contro il giro di vite ai trasferimenti deciso con la Finanziaria, hanno minacciato di tagliare i servizi al cittadino. Così ieri il ministro dell'Economia durante la presentazione della manovra economica in Senato, ha ribadito che le misure non intaccheranno la spesa sociale e per i trasporti e comunque gli enti locali hanno un'altra possibilità, oltre al taglio degli sprechi e degli staff, per far quadrare i bilanci. «La ricontrattaziuone dello stock del debito, dei mutui dei governi locali - ha detto Tremonti - è una iniziativa che il governo potrebbe assistere». Il ministro ha quindi parlato di una Finanziaria «strutturale e non elettorale» che aiuterà lo sviluppo dell'economia che, nonostante «l'aumento del prezzo del petrolio» già mostra una ripresa. «Segnali di crescita moderatamente positivi sono plausibili nella seconda metà del 2005 mentre nel 2006 il pil dovrebbe attestarsi all'1,5%». Per Tremonti le criticità «che si sono accumulate in questi anni e che hanno influito sull'economia italiana devono essere ricercate dalle parti dell'euro e della Cina». Ma l'Italia mantiene dei settori d'eccellenza, «è forte dall'alimentare alla moda alla meccanica». Poi difende la politica economica del governo. Se nei primi tre anni di legislatura è stata effettuata «una finanza di tenuta in attesa della ripresa» serviva solo a evitare che l'Italia fosse il primo dei grandi Paesi europei a sforare il tetto del 3% di deficit. Insomma, dice Tremonti «non era la mia politica» ma una necessità. Il vicepremier poi allarga il discorso al contesto europeo per dire che «ben cinque dei sei grandi Paesi europei hanno sforato il limite del 3% e l'eccezioni è diventata la regola». Ma questo non vuol dire che «il patto di stabilità non ha funzionato ma quello che non ha funzionato è stata l'economia». Tremonti ha spiegato che serve «un programma europeo che parta dall'economia» e che andrebbero seguiti cinque criteri: smettere di applicare regole unilaterali (che non si applicano sui competitor esterni); emettere titoli di debito pubblico europei per favorire la riconversione industriale; promuovere l'attrazione di capitali esterni; spostare il prelievo fiscale dall persone alle cose e avviare una politica industriale europea. Tremonti ha fatto anche autocritica dicendo che «l'11 settembre non c'entra niente con quanto è successo in Italia e in Europa dove invece hanno pesato i ritardi strutturali». Di qui l'attacco alla sinistra che «non ha fatto nessuna riforma strutturale; anzi ha fatto due controriforme sull'Irap e le rendite finanziarie». Poi il ministro ha difeso il suo progetto della Banca del Sud ribattendo alle accuse di chi vede in questa istituzione l'ennesimo carrozzone pubblico. «Il Mezzogiorno è l'unica area d'Europa a non avere una propria banca. Tutte le legislature stanziano sul Sud fondi crescenti ma è come versare acqua su un terreno arido, scompare. E forse l'anello mancante è una banca che lavori per lo sviluppo del Sud». Tremonti replica anche ai sindacati che sono pronti allo sciopero generale (lunedì decideranno il da farsi in una riunione delle segreterie). «Se lo fanno è la prova del nove che si tratta di una manovra seria», ribatte il vicepremier. Ma se Cgil, Cisl e Uil sono sul piede di guerra la Confindustria plaude alla manovra. La Finanziaria ha così spaccato il fronte mentre fino a poche settimane fa sindacati e industriali marciavano compatti. L.D.P.