Svolta a sinistra, i centristi non ci stanno
Anzi, se nella Margherita si cerca di limitarne il significato politico sottolineando che «nell'attesa delle primarie tutto è lecito» e che «Prodi deve fare il possibile per diventare il leader di tutta la coalizione», l'Udeur di Clemente Mastella prende una distanza siderale dal Prodi «rosso». Se il Professore bolognese abbandona lo stile da moderato ex Dc e sventola falce e martello molto più di Fassino e D'Alema, spronando la coalizione a scendere in piazza al fianco dei no-global, i centristi cattolici Rutelli e Mastella, leader di Margherita e Udeur, fanno una certa fatica a sentirsi ancora componenti della stessa aggregazione politica. Prodi che strizza l'occhio all'ala più radicale del centrosinistra per portare via i voti a Fausto Bertinotti, può andar giù ai prodiani di ferro come Stefano Parisi che già medita di riproporre il Listone o un partito su misura per il Professore, dopo l'ok alla proporzionale, ma non ai centristi più moderati. «Prodi sta svolgendo un ruolo molto più a sinistra di quanto sia lui in realtà. Non c'è dubbio, lo sappiamo, ma deve tenere conto di tutti se vuole diventare il leader comune», sembra volerlo scusare in parte il rutelliano Renzo Lusetti, che da «anticomunista» quale si dichiara, si sente molto «distante dall'ala radicale dell'Unione», che Prodi tenta ora di catturare. Però intende sottolineare che si tratta solo di un gioco delle parti: «Prodi comunista? Ma se non sono più comunisti nemmeno Bertinotti e Diliberto, che è un vero simpaticone, invece». Secondo Enzo Carra (ex Dc) il problema vero si potrebbe porre, quando «una volta fatte le primarie, dove tutto è lecito perché Prodi deve cercare di spuntarla tra Bertinotti e Mastella, si passerà al programma». «Se infatti - secondo Carra - Prodi dovesse assecondare le richieste della sinistra - allora sì che saranno guai. Se ad esempio Prodi considererà la legge Biagi solo da rivedere in parte o da buttar via come dice Bertinotti. E se il Prof. sarà ancora così determinato a cancellare la Bossi-Fini. Noi, al contrario abbiamo sempre sostenuto la linea Pisanu, quindi... ». Dello stesso parere sono il senatore (ex Popolari) Nicola Mancino e Sergio D'Antoni (ex Udc) per il quale «deve operare una sintesi», ma lo aspetta al sul programma dopo le primarie. È lì che la differenza con Bertinotti dovrà risultare più netta. E lo ribadisce anche Giuseppe Fioroni, convinto che però «di una Lista Prodi non si deve neppure parlare». Neppure se Prodi non ha un partito suo e quindi potrebbe volerne in futuro. «Prodi si butta a sinistra? Ma noi le primarie mica le facciamo per eleggere il più bello della coalizione! Sul programma si decide tutto...Vedremo». La Margherita dunque spera in un ritorno alla moderazione del Professore, mentre l'Udeur di Mastella sembra misurare sempre più la distanza dal candidato principale. Soprattutto da quando ha preso l'abitudine di esordire in pubblico con «cari compagne e cari compagni». «Mi chiedo come riuscirà a radunare i voti per essere eletto», si domanda il senatore Mauro Fabris, preoccupato della deriva a sinistra della coalizione. «Bertinotti è fortissimo, ha messo su una campagna per le primarie con grandi mezzi e noi, con Mastella, siamo gli unici centristi in corsa, dopo la svolta prodiana», sottolinea il fedelissimo di Mastella che enumera tutti i temi su cui il suo partito «moderato» si distacca dalla politica «rossa» del Professore. «Noi abbiamo detto no al referendum, no ai pacs e no al ritiro immediato e assurdo dall'Iraq - sottolinea Fabris - E adesso diciamo no al rifacimento della legge Biagi, no all'ingresso dei Radicali (mai potremmo discutere su eutanasia e droghe leggere) e no a considerare il proporzionale il male assoluto». Per Fabris Prodi è giunto a questa posizione radicale, «perché indebolito dal fallimento della Fed» e perché «ora è senza un partito». Per tutti questi motivi l'Udeur usa spesso come motto elettorale: «Per un Prodi più "centrato" votate Mastella».