Il leader Udc rialza la voce
Follini insomma non ci sta a farsi chiudere nell'angolo, stretto da una strategia che non gli ha portato un solo risultato. Anzi, uno lo ha incassato: lo stop di Casini, che non lo ha seguito nella linea che portava dritto alla rottura con Berlusconi. Il leader centrista non ci sta proprio nel momento in cui i giornali rittraggono la sua sconfitta. Non ci sta e, nel suo stile, passa all'attacco, reagisce con gli artigli. E se due giorni fa aveva mandato avanti i fedelissimi per vedere l'effetto dlele reazioni, stavolta decide di scendere direttamente nell'agone. E avverte: «L'Udc si è battuta e si batte per un centrodestra più moderato di quello che si è visto finora - dice Follini a margine della presentazione di un libro alla Camera dei deputati -. È un'opinione scomoda, che a qualcuno da fastidio. Spiace che dalle parti del presidente del Consiglio muovano attacchi mediatici e politici nei nostri confronti. Attacchi - conclude Follini - che naturalmente non ci fanno cambiare idea». Parole che evidentemente non sono piaciute a Berlusconi. Di certo, sono parole che scatenano la reazione di Palazzo Chigi, affidata a una nota del sottosegretario alla presidenza Paolo Bonaiuti. Nella quale si spiega che «dalle parti del presidente del Consiglio non è mai stato mosso il minimo attacco mediatico neanche contro gli oppositori, figurarsi contro un alleato!». «Ci dispiace sinceramente - aggiunge Bonaiuti - che l'onorevole Follini sia stato oggetto di articoli di stampa non favorevoli, ma lo invitiamo da amici a riflettere su quanti attacchi interni e anche esterni abbia subito il presidente Berlusconi senza batter ciglio». Ma in soccorso di Follini arrivano le truppe udiccine più disparate. Giungono note di solidarietà dalla Sardegna, dal Molise, dagli ultimi segretari di sezione. Dai giovani e dai peones. Ma quella aperta ieri sembra una sorta di resa dei conti. Se sarà confermata, infatti, l'iniziativa lanciata da Marco Follini di un'assemblea dei moderati da riunire il prossimo 22 ottobre, potrebbe essere il momento della verifica non solo per l'Udc, ma anche per le prospettive della maggioranza di governo in vista delle elezioni. Per quella data, infatti, saranno già passate all'esame di Montecitorio la riforma elettorale e il riordino in senso federalista dello Stato, due provvedimenti sui quali la coalizione di governo si gioca il futuro. Si tratta, infatti, di due passaggi chiave che tutti i partiti della maggioranza considerano test decisivi per la tenuta della Casa delle libertà. Ma non sono pochi i centristi che ritengono la proposta di modifica del sistema elettorale più che perfettibile: «Va corretta perché così non garantisce nè stabilità nè bipolarismo», dice il senatore Maurizio Ronconi, che considera «in contraddizione» la riforma in questione con l'eventuale svolgimento di primarie per individuare il candidato leader alle prossime politiche».