I sindaci dell'Unione non ci stanno e protestano
«Non voglio essere ricordato - ha detto Pericu intervenendo ieri mattina al termine di un convegno - come il sindaco che ha tagliato i servizi sociali e aumentato le tariffe, ma di fronte a questi nuovi tagli non ho scelta e per questo motivo venerdì scorso, durante la riunione di giunta, si è valutata anche l'ipotesi di dimettersi. Se quello delle dimissioni di massa può essere un paradosso - ha proseguito - rimane la necessità di dare un vero scossone, di iniziare un percorso di rottura istituzionale». Pesanti critiche al governo sono arrivate anche dal sindaco di Bologna, Sergio Cofferati. «Nemmeno i più strumentali sostenitori del governo - ha detto - negano l'evidenza, cioè che siamo di fronte ad una proposta che non innesca nessuna politica di sviluppo e che contemporaneamente colpisce come mai si era visto gli enti locali e in particolare i Comuni. Siamo al quarto anno consecutivo di ridimensionamento delle risorse per la spesa corrente da parte del governo. Il colpevole della mancata crescita, cioè il governo di centrodestra, cerca di scaricare gli effetti della sua inefficienza e dei suoi errori sui livelli istituzionali che hanno il compito più delicato: garantire la coesione sociale attraverso le azioni di protezione dei cittadini». Il sindaco di Ancona, Fabio Sturani, ha attaccato Tremonti. «Un ministro dell'Economia - ha affermato - dovrebbe aver fatto prima il sindaco per capire di cosa parla, quando parla di enti locali. O quando "fa demagogia" invitando a tagliare i costi della politica». Un esempio Sturani lo ha portato citando la spesa per le auto blu. Nelle Marche, secondo una ricerca del 2003, incide per lo 0,2% sui bilanci dei Comuni, Ancona compresa. Mentre la spesa per attività di rappresentanza, relazioni pubbliche e pubblicità non supera lo 0,12%. Pensare di risanare i conti del Paese con risparmi di questo genere è «ridicolo», secondo il sindaco del capoluogo regionale. Che pure spera in un ripensamento del governo ed è pronto ad auto-ridursi lo stipendio del 10% ma «non a favore di un fondo nazionale. Vogliamo decidere noi, qui, come spendere i soldi». Se ripensamento non sarà, Sturani si prepara a mettere in pratica «qualche idea»: dal 1 gennaio il Comune non pagherà più le spese di gestione, sorveglianza e manutenzione degli uffici giudiziari (proposta fatta propria dall'Anci nazionale, che stima un risparmio di circa 200 milioni di euro) mentre Ancona risparmierà circa 1 milione di euro. E ancora, niente più bandi di appalti pubblici pubblicati sui giornali a spese dei Comuni, e niente illuminazione pubblica delle città da mezzanotte alle 6 del mattino. Sulla stessa lunghezza d'onda anche alcuni presidenti di Regione. «I dilapidatori, che hanno portato questo Paese ad avere un debito pari al 4,7% del Pil, ora si trasformano in moralizzatori e "rispasmisti"», ha accusato il presidente della Toscana, Claudio Martini. Il presidente dell'Emilia Romagna, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, ha invece chiesto di abbandonare la "logica del cerino" a favore di una strategia che unisca Stato, Governo, Regioni e Autonomie locali per cercare la soluzione ad alcuni problemi urgenti. La Regione Piemonte studierà la possibilità di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro il governo se il taglio del 3,8% delle spese correnti è maggiore di quanto previsto dal Patto di Stabilità interno.