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Il Consiglio di Bankitalia promuove Fazio

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Il Tesoro rinuncia a chiedere la sfiducia. Ma subito scattano le voci sull'iscrizione nel registro degli indagati

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Ma il comitato - l'unico che può revocare il governatore dell'istituto centrale - non si è sottratto al giudizio sull'operato di Antonio Fazio e senza farsi influenzare da giornali e poteri finanziari ha ribadito la piena fiducia al numero uno di Via Nazionale. Un successo al quale ha subito ribattuto, come in una partita a scacchi tra Palazzo Koch e un avversario dai contorni oscuri, l'indiscrezione sull'iscrizione di Fazio nel registro degli indagati per abuso d'atti d'ufficio nella vicenda Antonveneta, addirittura a partire da agosto. La notizia, che sarebbe stata secretata dai magistrati, non è stata esplicitamente confermata dal difensore del governatore, Franco Coppi, che invece ha ribadito di non aver ricevuto - così come Fazio - alcuna comunicazione in merito. Nessuna notizia, invece, sulla data di un possibile interrogatorio. Intanto, a differenza di quanto è accaduto alla riunione del Fondo monetario internazionale, a Washington, ieri il Tesoro ha evitato l'ennesimo "strappo" istituzionale e ha invitato il numero uno di Bankitalia alla riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Alla riunione di Governo, però, Fazio, impegnato nella riunione del consiglio superiore di via Nazionale, ha però delegato il vicedirettore generale Pierluigi Ciocca. Piena fiducia. Nella riunione del consiglio di Bankitalia, convocata fin dallo scorso luglio in via ordinaria, e nei colloqui a margine delle seduta e durante la colazione di lavoro, la maggioranza dei componenti ha manifestato espressioni di fiducia nei confronti del governatore. L'incontro, iniziato intorno alla 10,30 del mattino e chiuso dopo pranzo, alle 16, è stato una prova del nove per la tenuta dei rapporti tra Fazio e il comitato. Il componente anziano, Paolo Emilio Ferreri, non posto la questione in termini perentori, ma tutti hanno avuto la possibilità di scoprire le carte. A partire dal rappresentante del Tesoro, che a sorpresa non ha posto la questione delle dimissioni di Fazio. Nè ha portato in consiglio alcuna lettera di Tremonti. Oltre a Ulissi, dopo una serie di dichiarazioni pubblicate sui quotidiani, sulla carta potevano esserci anche alri consiglieri disposti ad alzarsi e chiedere una convocazione del consiglio in seduta straordinaria, se non proporre subito la sfiducia a Fazio. E invece non è accaduto niente di tutto questo. Anzi, tutti i presenti hanno affermato che allo stato non ci sono i motivi per una convocazione straordinaria del comitato. Il paluso dei fazisti. La fiducia del Consiglio superiore di palazzo Koch è stata apprezzata dai senatori Luigi Grillo (FI) ed Ivo Tarolli (Udc). «Ancora una volta il Consiglio superiore della Banca d'Italia ha dimostrato equilibrio e saggezza, manifestando un grande rispetto per un'istituzione che ancora oggi è l'onore del nostro Paese nel mondo», ha commentato Grillo, fra i più fedeli sostenitori del governatore. Gli ha fatto eco Tarolli, mettendo in evidenza come la posizione del consiglio «va interpretata in unico senso: vale a dire il riconoscimento e la conferma della correttezza dell'operato del governatore». Niente Cipe. Impegnato a presiedere il consiglio, il governatore non ha preso parte alla riunione del Cipe per l'approvazione della della Relazione Previsionale e Programmatica che precedeva il consiglio dei ministri che ha poi approvato la Finanziaria. Fazio è stato regolarmente invitato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che effettua gli inviti su delega del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A Palazzo Chigi al posto del Governatore si è però recato Pierluigi Ciocca, vicedirettore dell'istituto. Indiscrezioni a orologeria. Sull'iscrizione di Fazio nel registro degli indagati - cosa che non significa alcuna ammissione di reato - è stato tutto un rincorrersi di voci per l'intero pomeriggio. Voci smentite e rimbalzate, grazie a una totale e troppo prolungata assenza di chiarezza da parte

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