Berlusconi conferma: «Mi rimetto a Fazio»

E al nuovo ministro dell'Economia Giulio Tremonti dà il pieno appoggio a nome di tutta la Cdl, ricordando al centrosinistra tutti i problemi collezionati negli anni dai loro governi. Silvio Berlusconi suscita qualche boato alla Camera e solo degli isolati bisbigli al Senato nel corso della sua relazione sulle dimissioni di Siniscalco e la sostituzione con Tremonti. E incassa molti applausi dalla Cdl, anche da quei riottosi dell'Udc. Chi si aspettava morti e feriti ieri a Montecitorio per l'intervento del presidente del Consiglio, è rimasto deluso. L'Aula è piena, con maggioranza e opposizione al gran completo. Il Transatlantico e il cortile della Camera sovraffollati. Un giorno da grandi occasioni e da grandi polemiche, pensano in molti e magari pure con risse in Aula. E invece, i commessi stanno con le mani in mano. A parte qualche dichiarazione più concitata da parte dell'opposizione che come al solito chiede di andare alle elezioni anticipate, tutto fila liscio, come una grande prova generale di campagna elettorale abbastanza civile. «Sono convinto che anche stavolta ce la faremo» afferma il premier presentandosi tra Fini e Pisanu. Nel suo discorso, estratto da un'enorme cartella rossa, Berlusconi offre il suo sostegno a Tremonti, garantisce che la prossima finanziaria non sarà «elettorale» e attacca il centrosinistra. Anzi, «quelle cassandre che con il loro catastrofismo sono responsabili del diffondersi del pessimismo con danni sulla crescita economica». Un «affondo» che gli procura ben 16 applausi da parte della Cdl e qualche brusio dal centrosinistra. Quindi sottolinea che in Italia le cose non vanno affatto male. Il governo del resto «ha realizzato l'80% del suo programma» e il Paese ha riacquistato in questi anni, dopo tanto tempo, «il suo prestigio sulla scena internazionale». I centristi sono d'accordo ma Marco Follini, quando la Cdl si alza in piedi per la standing ovation conclusiva, si alza per andar via. Il ministro Tremonti ascolta invece con attenzione. Seduto al fianco di Fini, non perde una parola. Berlusconi dedica però appena un accenno alla vicenda Fazio: «È noto che la decisione di Siniscalco è stata dovuta al contrasto tra il Tesoro e Bankitalia. Non avendo poteri formali sull'assetto del vertice di Bankitalia, ma volendo rispettare la sua autonomia, ho fatto l'unica cosa possibile: ho fatto appello alla coscienza del governatore». Poi ridimensiona le polemiche sull'addio di Siniscalco al governo, perché in fondo «la stabilità è data dalla figura del premier e della maggioranza, che in questi anni non è cambiata». Al contrario di quello che è successo con i governi di sinistra, «che hanno cambiato tre presidenti del Consiglio, quattro governi e hanno avuto 64 diversi ministri. E soprattutto due maggioranze diverse una dall'altra». Contro il pessimismo di sinistra cita i dati del secondo trimestre 2005. «La nostra economia mostra promettenti segni di sviluppo», sostiene. E poi elenca: la disoccupazione scesa al 7,5%, i 312 mila nuovi occupati, il pil in crescita dello 0,7%, l'export al più 5,5%, i «dividendi record» delle imprese quotate in borsa; per non parlare delle famiglie che vivono in case di proprietà e degli altri indici di benessere come automobili, televisori e telefonini». Il premier prò ammette che c'è un problema di «perdita del potere di acquisto dei cittadini a reddito fisso». Ma il governo, promette, ha intenzione di intervenire a sostegno di questa fascia, «la più penalizzata dall'introduzione dell'Euro». Un passaggio che interessa tutti concluso con una dichiarazione di fiducia nel futuro «nonostante il fardello pesante». Dopo un incontro veloce con Pera, replica in Senato. All'uscita da palazzo Madama, dove lo attende un piccolo pubblico, parla solo di Fazio: «Abbiamo fatto solo quello che dovevamo e potevano fare». La maggioranza plaude unita