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Palazzo Koch avrebbe dovuto partecipare alla riunione del comitato sviluppo

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Poche ore più tardi non sarà lui a rappresentare la delegazione italiana al Comitato per lo sviluppo, ma Ignazio Angeloni, un rappresentante del Tesoro. L'incarico gli è stato affidato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il giorno prima. Nessun contatto tra il ministro dell'Economia e il Governatore, che per prassi ha sempre partecipato alla riunione del Comitato, ma solo, evidentemente, una presa d'atto di Fazio quando ha saputo della modifica alla tradizione che lo ha visto da sempre parlare alla alla riunione del Development Commitee. Sabato mattina, uscendo dal suo albergo, Fazio aveva detto che stava lavorando alla relazione, che avrebbe poi fatto avere alla stampa, anche in questo caso come d'abitudine. Il ministro però, che nella conferenza stampa di venerdì aveva sottolineato la difficoltà di soluzioni normative per il «caso Fazio», ha deciso di non delegargli la rappresentanza al Comitato per lo sviluppo. Il segretariato della Banca Mondiale chiede infatti a tutti i paesi rappresentati di comunicare entro le 12 del giorno precedente che parteciperà ai lavori. Per iscritto Tremonti indica Angeloni, direttore per i rapporti finanziari internazionali. Il ministro lascia Washington nel pomeriggio di sabato, il Governatore prepara a sua volta le valigie per fare rientro in Italia. Ad attenderlo la stessa polemica che da mesi lo vede protagonista. Per il resto, da via Nazionale, non filtrano decisioni particolari del Governatore, che stamattina sarà come di consueto alla sua scrivania nello studio di Palazzo Koch. Il Governatore, riferiscono fonti della Banca d'Italia, ha «partecipato a Washington, regolarmente, a tutti i lavori in programma per i governatori delle banche centrali. La partecipazione al Development Committee è potere-dovere dei ministri dell'Economia, del Bilancio o degli Affari sociali». La partenza anticipata di Fazio da Washington scatena reazioni in Italia. Nel centrosinistra Fausto Bertinotti sottolinea che «o si dimette il governatore della Banca d'Italia o si dimette il ministro dell'Economia». Nella maggioranza, il ministro di An Gianni Alemanno definisce la scelta di Giulio Tremonti come «un gesto doloroso ma inevitabile rispetto a ciò che è successo». «È una conseguenza - ribadisce - della scelta che ha fatto il governo di ritirare la fiducia al governatore. Il ministro dell'Economia si è comportato di conseguenza». Ma la Lega è ferma nella sua linea di difesa del governatore: «Comprendo di più le critiche di Tremonti a Fazio nel passato. Questa volta mi dispiace ma si sbaglia», sostiene Roberto Calderoli, mentre per Roberto Maroni «la situazione non potrebbe essere più pesante», e conferma che, per la Lega su questa vicenda l'esecutivo «ha già fatto quello che doveva fare».

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