Un addio nell'indifferenza
Nessun impatto immediato per l'uscita del responsabile del Tesoro
Standard & Poor's, Moody's e Fitch confermano a caldo le loro analisi, ma tutte e tre si riservano lo spazio per un'ulteriore valutazione in vista della prossima Finanziaria. Un impatto immediato delle dimissioni, spiega S&P, non si è dunque fatto per il momento sentire. L'agenzia internazionale non esclude tuttavia che il rating italiano (rivisto al ribasso ad Aa- in base ai criteri di S&P lo scorso agosto) «possa essere messo sotto pressione» se l'uscita di Siniscalco sarà «un segnale di indebolimento della politica fiscale» o segnerà «l'avvio di un periodo di prolungata incertezza politica» che potrebbe compromettere la strategia di riduzione del debito. Le conseguenze della decisione di Siniscalco vengono quindi «monitorate attentamente». «Le dimissioni - sottolinea l'agenzia - riflettono infatti almeno in parte le continue difficoltà nel trovare appoggio nella frammentata maggioranza italiana per mettere a punto misure per il taglio del deficit necessarie per consentire il calo del debito pubblico». Il rating sull'Italia non è in discussione neanche per Moody's. Il giudizio, spiega, «non può dipendere dalle dimissioni del ministro delle Finanze». Confermato quindi l'Aa2 con outlook stabile. «È difficile valutare la notizia delle dimissioni - afferma Alexander Kockerbeck, vice presidente dell'agenzia e senior analyst responsabile del rating nei paesi dell'Europa occidentale - si tratta innanzitutto di vedere se ci saranno cambiamenti fondamentali nella politica di bilancio italiana dopo Domenico Siniscalco. Comunque nel rating attuale di Moody's è già compresa una buona parte dei problemi dell'Italia». Anche per Fitch, infine, la possibile revisione del rating italiano (oggi a Aa con outlook negativo) dipenderà dall'evoluzione della situazione dei conti pubblici in un «momento delicato» in vista delle elezioni 2006. Al momento comunque le dimissioni di Siniscalco «non hanno un impatto diretto sul rating», anche se, afferma Nick Eisinger, responsabile per il rating assegnato all'Italia, «aumentano le probabilità che per l'anno prossimo ci sia una manovra debole».